Economia

Donne in pensione a 62-63 anni con tagli assegno 10%

neXtQuotidiano 21/09/2015

il Governo sta valutando, per neutralizzare lo scalino in arrivo per le donne del settore privato, la possibilità di varare una nuova ”opzione donna” per chi ha 62-63 anni di età e 35 di contributi

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Uscita anticipata dal lavoro in arrivo per le donne e per quegli uomini che hanno perso il lavoro a pochi anni dalla pensione: il Governo – secondo quanto spiegato all’ANSA da tecnici vicini al dossier – sta valutando, per neutralizzare lo scalino in arrivo per le donne del settore privato, la possibilità di varare una nuova ”opzione donna” per chi ha 62-63 anni di età e 35 di contributi. Il taglio all’assegno sarebbe di circa il 10%, inferiore quindi alla penalizzazione attuale che prevede che l’intera pensione sia calcolata con il contributivo.
 
DONNE IN PENSIONE A 62 ANNI CON TAGLI ASSEGNO 10%

Oggi il premier, Matteo Renzi ha definito di buon senso la scelta di flessibilità ribadendo l’attenzione ai conti e la necessità di recuperare nel tempo il costo aggiuntivo previsto nei primi anni dell’operazione. In pratica l’operazione nel lungo periodo dovrebbe essere neutrale. Ma questo dovrebbe valere per il prestito pensionistico (anche questo allo studio del Governo), mentre risorse aggiuntive con tutta probabilità dovranno essere reperite per l’opzione donna. Per le donne l’anno prossimo l’età di uscita per vecchiaia aumenta di un anno e 10 mesi per le lavoratrici del settore privato (da 63 anni e 9 mesi a 65 e 7 mesi) e di un anno e 4 mesi per le autonome (da 64 anni e 9 mesi a 66 e 1 mese). Il sistema retributivo, in base al quale ora si paga ancora la maggioranza delle pensioni liquidate, non prevede penalizzazioni sull’età di uscita e quindi il Governo dovrà individuare un metodo efficace per stabilire percentuali di riduzione. Per chi, invece, è nel sistema contributivo la penalizzazione è già insita nei coefficienti di trasformazione del montante, più bassi in età più giovani e più alti man mano che si ritarda il pensionamento. Il governo quindi accelera sulle pensioni in vista del varo della legge di stabilita’, previsto per il 15 ottobre e apre sull’introduzione di una maggiore flessibilita’ in uscita. Sul tavolo il superamento dello scalino che blocca il turn over, l’opzione donna e la pensione anticipata con decurtazioni. I sindacati sono pronti a discutere ma chiedono una convocazione per capire bene quali siano le intenzioni del governo. “Noi abbiamo bisogno di dire con chiarezza che i conti pensionistici per quello che riguarda il nostro paese non si toccano. Noi non mettiamo una voce ‘piu” sulle pensioni. Ma se esiste la possibilita’, e stiamo studiando il modo, per cui in cambio di un accordo si possano consentire forme di flessibilita’ in uscita, se esistono le condizioni per farlo, sarebbe un gesto di buona volonta’ e per questo stiamo studiando”, ha detto il premier Matteo Renzi alla direzione del Pd. Anche il ministro del lavoro Giuliano Poletti ha confermato che l’esecutivo “sta lavorando” sul tema. “Adesso analizziamo tutte le opzioni possibili. Ho visto che escono fantasiose anticipazioni, non c’entrano nulla con il lavoro che stiamo facendo”, ha spiegato da Bologna. “Ora dobbiamo fare tutte le previsioni, simulazioni e valutazioni, poi, insieme, collegialmente, il Consiglio dei Ministri deciderà”.
 
PIÙ FLESSIBILITÀ IN USCITA
I sindacati chiedono una maggiore chiarezza. “Vorremmo vedere meglio le carte prima di dichiarare quello che ne pensiamo. Tra annunci e pentimenti non capiamo bene di cosa si sta parlando”, ha dichiarato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, a margine di un convegno. “Ho già detto – ha proseguito – che sono d’accordo con Renzi sulla flessibilita’ in uscita. Vediamo di capire cosa vogliono fare e poi decidiamo. Noi vogliamo la flessibilita’ in uscita per dare stabilita’ ai giovani in entrata”. “E’ importante che il governo ci convochi e ci dica le sue intenzioni”, ha affermato il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. “In questi mesi abbiamo ascoltato tante ipotesi di riforme, il governo deve fare una sua proposta dopo averci incontrato. Il tema – ha proseguito – non e’ solo di chi perde il lavoro ma anche di chi ha 65, 66 o 67 anni e deve lavorare su un’impalcatura. Questo e’ impensabile. C’e’ bisogno di modificare la Fornero perche’ molte categorie di lavoro sono incompatibili a 66, 67 anni”. La Cgil si e’ detta “pronta a discutere” con Poletti sull’ipotesi di intervento sullo scalino alto delle pensioni blocca turn over. A margine del direttivo lombardo del sindacato, il segretario della Cgil, Susanna Camusso, ha fatto notare che “gradino blocca turn over puo’ voler dire tutto e niente. Puo’ voler dire che si innesca un serio procedimento di flessibilita’ e allora – ha precisato – siamo pronti a discutere perche’ e’ una norma che riguarda il rapporto tra eta’ del lavoro, qualita’ del lavoro, e tempo di lavoro, oppure puo’ voler dire un provvedimento solo per alcuni”. “Sono mesi – ha aggiunto – che al ministro Poletti chiediamo un’occasione per provare a discutere e confrontare le ipotesi e questa cosa non c’e’ mai stata”. C’e’ infine il capitolo a parte degli esodati, di cui parleranno giovedi’ prossimo in un’audizione in Parlamento i ministri dell’Economia Padoan e del Lavoro Poletti.

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