Attualità
Gianluca Tonelli: il macchinista indagato per la donna trascinata dalla metro e difeso dai colleghi
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-07-16
Nelle immagini lo si vede mentre mangia in servizio. Anche se era molto difficile che potesse accorgersi di quello che è successo nell’ultimo vagone. I sindacati: i macchinisti troppo «stressati» dal fatto di lavorare per cinque ore di fila nella metro A e per quattro ore e mezza nella metro B
Gianluca Tonelli è il macchinista accusato di non aver arrestato la corsa della metropolitana a Termini mentre Natalya Garkovich veniva trascinata sulla banchina a Termini: è stato indagato per lesioni. Repubblica Roma racconta oggi che la commissione interna d’inchiesta dell’ATAC lo sentirà nelle prossime ore. Allo stesso iter, negli uffici di via Prenestina, sarà sottoposto anche il resto del personale in servizio al momento dell’incidente.
La donna trascinata dalla metro a Termini
Poi Gianluca Tonelli dovrà essere sentito dalla magistratura. L’accusa nei suoi confronti è quella di lesioni personali colpose. Nel filmato che ieri ha pubblicato il Corriere della Sera e fornito dalle telecamere di sorveglianza della metro, si vede lui che ferma il treno e apre le porte, e subito dopo apre un contenitore e comincia a prendere alcune forchettate di cibo, dando un’occhiata ogni tanto allo specchietto retrovisore. Lo fa anche prima di far ripartire il convoglio.
Ma Tonelli non si accorge che la Garkovich è rimasta attaccata all’ultimo vagone e viene trascinata sulla banchina. Era possibile vederla a così tanta distanza? E perché i passeggeri a bordo hanno raccontato di aver azionato le leve d’allarme quando il treno fiancheggiava ancora la banchina della stazione senza risultati?
Gianluca Tonelli e Natalya Garkovich
Intanto Lorenzo De Cicco sul Messaggero di oggi racconta che i macchinisti colleghi di Tonelli non hanno dubbi sull’accaduto:
Sui social e nelle chat interne rilanciano l’hashtag #iostocolmacchinista. Un sindacato addirittura vuole legare a un improbabile «diritto della pausa pranzo» (esiste davvero?) lo sciopero di giovedì prossimo, il 20 luglio, che era stato proclamato ufficialmente per chiedere «più sicurezza». «Ma sicurezza – dice Claudio De Francesco, segretario della Faisa Confail – è anche assicurare la pausa pranzo ai macchinisti», che secondo il sindacalista oggi sarebbero troppo «stressati» dal fatto di lavorare per cinque (cinque…) ore di fila nella metro A e per quattro ore e mezza nella metro B.
In realtà i macchinisti romani erano tra quelli che passavano meno ore sui treni fino a un paio d’anni fa. In un anno guidavano in media appena 736 ore. Con un provvedimento varato dall’ex giunta di Ignazio Marino, le ore sono state portate a 950, in linea con quanto succede nel metrò di Napoli, masi tratta di un numero ancora lontanissimo dalla media di Milano, dove invece i macchinisti restano in cabina per 1.200 ore l’anno. Oltre il 25% in più dei colleghi di Roma.
I sindacati stanno con il macchinista
Nelle immagini si vede che la donna, ultima a entrare nell’ultimo vagone, ha un ripensamento ed esce. Ma il treno riparte mentre il braccio o la busta che tiene e quindi la mano restano incastrate tra le porte. I passeggeri sulla banchina, increduli, cercano di aiutarla e di fare segni al conducente correndo verso la cabina ma il treno riparte e la donna agita l’altro braccio fino a che si piega sulle ginocchia col treno che la trascina. Un altro video riprende, invece, più da vicino la cabina del conducente della metro che fermo in stazione controlla più volte nello specchio retrovisore le persone che salgono e scendono prima di ripartire mentre porta più volte qualcosa alla bocca, sembra mangiare.
Poi guarda lo specchio retrovisore, due volte, chiude le porte e riparte, mentre la donna, incastrata, viene trascinata. All’interno del vagone i passeggeri cercano di intervenire, azionano il freno d’emergenza ma il convoglio non si ferma. Verrà poi spiegato che su quel tipo di vettura l’allarme non blocca la corsa. Ma le leve non azionano nemmeno l’apertura delle porte. L’ultimo tentativo riesce a far socchiudere la porta permettendo a Natalya di liberarsi, cadendo dal vagone. Il treno si fermerà solo alla stazione successiva, Cavour, dove il macchinista si renderà conto di quanto accaduto, la linea verrà interrotta e la donna verrà portata in ospedale, in gravi condizioni per varie fratture ma non in pericolo di vita.
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