DACA: Donald Trump uccide il sogno dei Dreamers

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-09-05

Sessions ha annunciato oggi la fine del programma Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA), voluto nel 2012 da Barack Obama, che consente agli immigrati senza permesso, entrati da bambini nel Paese, di evitare il rimpatrio e ricevere un permesso di lavoro biennale e rinnovabile

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Era il simbolo del sogno americano. Per questo Donald Trump lo ha cancellato. Il segretario alla Giustizia statunitense Jeff Sessions ha annunciato oggi la fine del programma Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA), voluto nel 2012 da Barack Obama, che consente agli immigrati senza permesso, entrati da bambini nel Paese, di evitare il rimpatrio e ricevere un permesso di lavoro biennale e rinnovabile.

Donald Trump e la fine del DACA

Il dipartimento di Giustizia e quello della Sicurezza interna hanno reso noto che le persone attualmente protette dal Daca “non saranno toccate” dalla fine del programma “prima del 5 marzo 2018, in modo che il Congresso abbia il tempo di trovare le soluzioni legislative appropriate”. Trump ha dato sei mesi di tempo al Congresso per trovare una soluzione per le quasi 800mila persone interessate dal provvedimento. Sessions ha affermato che è stato deciso uno “smantellamento ordinato e legale” del programma Daca, approvato in modo “unilaterale” in un “aggiramento delle leggi sull’immigrazione”. Secondo il segretario alla Giustizia, “attraverso il Daca, il potere esecutivo ha deliberatamente cercato di ottenere quello che il potere legislativo aveva deciso di non autorizzare in più occasioni”. Di conseguenza, “il mancato rispetto della legge ha messo la nostra nazione a rischio” ha aggiunto.
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Le persone protette dal programma Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA), voluto nel 2012 da Barack Obama per consentire agli immigrati irregolari, entrati da bambini nel Paese, di evitare il rimpatrio e ricevere un permesso di lavoro o di studio biennale e rinnovabile, sono 787.580, secondo i dati del governo statunitense. Per entrare nel programma, i richiedenti dovevano avere meno di 31 anni al 15 giugno 2012, quando il programma è iniziato, ed essere “senza documenti”, ovvero irregolari. Dovevano inoltre essere arrivati prima di aver compiuto 16 anni e aver vissuto negli Stati Uniti ininterrottamente dal giugno 2007. Inoltre, non dovevano aver commesso reati o rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale. Ora il loro destino è nelle mani del Congresso.

Il sogno dei Dreamers

Le intenzioni Dell’amministrazione erano già chiare questa mattina, quando Trump aveva scritto su Twitter: “Congresso, preparati a fare il tuo lavoro – DACA!”. Nel frattempo, centinaia di persone si erano già radunate a Washington e in altre città statunitensi in difesa del DACA, tra cui diverse decine presenti davanti alla Casa Bianca. Trump ha quindi ignorato anche l’appello di Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook, e altri 300 manager statunitensi, che in una lettera aperta gli avevano chiesto di proteggere i diritti degli immigrati che vivono e lavorano negli Stati Uniti, che sono stati portati illegalmente nel Paese quando erano bambini. I manager avevano chiesto di “preservare il programma Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA)”, che “permette a quasi 800.000 ‘Dreamers’ di avere l’opportunità di lavorare e studiare senza la minaccia del rimpatrio”.
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Tutti coloro che sono protetti dal Daca “sono cresciuti in America […] e pagano le tasse. Oltre il 97% studia o lavora, il 5% ha aperto un business, il 65% ha acquistato un veicolo e il 16% ha acquistato la sua prima casa. Almeno il 72% delle prime 25 aziende della classifica di Fortune hanno dipendenti che usufruiscono del Daca”. Secondo i top manager, cancellare il Daca farebbe perdere all’economia “460,3 miliardi di dollari al Pil e 24,6 miliardi di dollari in contributi per la Social Security e il Medicare”, due programmi di assistenza. “I Dreamers – così vengono chiamati questi immigrati, ndr – sono vitali per il futuro delle nostre aziende e della nostra economia […] Chiediamo al presidente Trump di preservare il programma Daca. Chiediamo al Congresso di approvare una legge bipartisan che fornisca ai giovani cresciuti nel nostro Paese la soluzione permanente che meritano”. Tra i firmatari anche Jeff Bezos, Sundar Pichai e Satya Nadella, rispettivamente Ceo di Amazon, Google e Microsoft.

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