Fact checking
Il PD e il pasticcio del circolo Donna Olimpia
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2016-01-18
Il Partito Democratico si prepara all’elezione del sindaco della Capitale con un grande classico: la guerra intestina tra sezioni. Tra Matteo Orfini e i militanti è guerra aperta
La caduta di Ignazio Marino non ha messo fine alla guerra per bande nel PD romano. A Roma prosegue infatti l’operazione cambiamento guidata dal commissario del Partito Democratico Matteo Orfini e dai suoi coordinatori di Municipio (definiti anche sub-commissari). Orfini ha ricevuto direttamente da Renzi l’incarico di rifondare il PD romano, sfrondando qua e là alla bisogna in modo da renderlo il più aderente possibile all’immagine del suo Commissario soprattutto in vista delle primarie e delle votazioni per l’elezione del nuovo inquilino del Campidoglio. A fare le spese della voglia di pulizia di Orfini è – da qualche tempo – lo storico Circolo PD di Piazza Donna Olimpia intitolato a Miriam Mafai, nel XII Municipio (coordinato da Federico Gelli).
L’evento a cui si riferisce lo status della pagina del PD di Donna Olimpia è questo:
«Cacio&Pepe e Libertà»
A fine novembre avevano iniziato a circolare voci di una possibile chiusura del Circolo, il 3 dicembre il Circolo Donna Olimpia pubblica una lettera nella quale gli iscritti e i militanti del circolo ricordavano di essere stati protagonisti «della difesa della spinta riformatrice della Giunta Marino nella sua prima fase, organizzando una manifestazione al Teatro Belli per contrastare la decisione di una sfiducia da parte del PD Roma e di essersi opposti alla cacciata di Marino la cui azione – scrivevano – ha avuto anche limiti ed insufficienze, difendendone però l’ispirazione e l’azione di grande cambiamento e di lotta contro i grandi interessi che bloccano la città, ed in ogni caso una sfiducia decisa senza prima aprire una discussione con il nostro popolo». L’arrivo di Gelli come coordinatore (definito “uno sconosciuto) è stato visto un atto di prepotenza nel tentativo di punire un Circolo che «ha detto NO al Commissario sulla caduta della Giunta e sulla inefficace riorganizzazione del Partito». Insomma Orfini vuole chiudere il Circolo perché non erano allineati alla visione che Der Kommissar ha in mente. Ma davvero il Circolo Donna Olimpia chiude? Matteo Orfini aveva tentato di mettere a tacere le voci a riguardo spiegando la sua strategia:
Donna Olimpia non chiude. Semplicemente ospiterà una sezione nella quale confluiranno i tre circoli di Monteverde che svolgono – uso le vostre parole – ‘una efficace attività politica’. Come può essere un problema per una comunità come la vostra che fa dell’apertura una sua bandiera, militare a fianco non di estranei, ma di vostri compagni di partito? Che, a differenza vostra, dovranno rinunciare alle loro sedi storiche e che quindi insieme a voi che invece la mantenete dovranno immaginare modalità innovative per non perdere radicamento in quei territori
Fortunati loro, che almeno la sede la possono tenere, pensino piuttosto agli altri che dovranno sloggiare, e non si tratta di una punizione per le posizioni politiche quanto della necessità di far quadrare i conti del PD romano, «che per anni ha vissuto fregandosene delle compatibilità economiche e che oggi ha tra federazione e circoli oltre due milioni di debiti».
Giovani Turchi all’arrembaggio del PD romano
Caso chiuso? Tutt’altro perché qualche giorno fa Orfini e Gelli hanno tentato di forzare la mano organizzando all’interno del circolo un’iniziativa senza avvisare gli iscritti al Donna Olimpia. Una specie di facciamo un po’ come se fossimo a casa nostra che non è stata ovviamente molto gradita dai militanti locali che hanno pubblicamente espresso la loro indignazione per il modo in cui Orfini e Gelli stanno trattando iscritti e militanti, paventando la possibilità che la cosa sia stata ordita dal Commissario per creare un pretesto al fine di cacciarli dal Partito per insubordinazione e far chiudere il circolo.
Martedì, qualcuno di voi lo avrà notato, è stata convocata una iniziativa con Orfini e Gelli dentro il circolo di Donna Olimpia.
L’iniziativa, non concordata con noi, ci è stata comunicata a cose fatte, e di fatto l’informazione è stata appresa trovandoci invitati su un evento fb creato da altri soggetti ancora.
A questa notizia, peraltro, ci eravamo anche offerti di trovare una semplice mediazione per consentire lo svolgimento dell’iniziativa con i due invitati, sempre a Donna Olimpia, ma consentendo di distinguere il contenzioso politico sulla riorganizzazione, che rimane, dall’attivismo verso iscritti e cittadini che è giustamente necessario in questa fase.
La proposta è caduta nel vuoto, e il subcommissario gelli ha inviato una mail al direttivo di circolo di contenuto neutro, invitandoci semplicemente a partecipare a questa iniziativa, di fatto come se non ci fosse stata alcuna questione posta e comunicandoci nuovamente la cosa come si fa a perfetti sconosciuti indefiniti.
Praticamente tutto il direttivo, ogni persona singolarmente dato che ci si è voluta negare una rappresentanza, ha deciso di rispondergli in modo omogeneo.
Copiamo le risposte che crediamo siano più esplicative della questione, affinchè siate tutti informati. Affinchè quando martedì il commissario orfini ci accuserà pubblicamente, chiedendo probabilmente di chiuderci, sospenderci o cacciarci dal partito, sappiate cosa sia successo e come. E sappiate da che lato si trova la ragione e da quale l’interesse di parte.
Nel mentre noi continuiamo a lavorare per il partito e per la città, senza paura, come abbiamo sempre fatto.
Alla luce di questi fatti, il deputato ed ex segretario del PD romano Marco Miccoli (iscritto al Donna Olimpia) ha fatto sapere che la riorganizzazione e l’accorpamento «sono solo pretesti». Quella sollevata da Orfini è una questione politica perché il circolo si oppone alla linea dettata dal Commissario. Nel PD romano c’è chi dice che Orfini punti all’accorpamento dei circoli non tanto per questioni economiche quanto per l’atteggiamento tenuto dagli iscritti a quella sezione durante la crisi della giunta Marino. E come non dar loro torto, visto quello che scriveva Orfini riguardo “la chiusura di circoli che non convincevano” (il progetto prevede la riduzione da 106 a 75 circoli) come grande risultato del 2015 a Roma per il PD.
Ma è anche perché quello è il territorio dove la sua corrente domina incontrastata e soprattutto dove il capo romano della sua corrente, oggi indagato, ha deferito il giovane segretario di quella sezione davanti alla commissione regionale di garanzia per un post su fb. Quest’ultima vicenda è quella riguardante il ricorso presentato da Claudio Mancini (indagato per la questione delle spese pazze alla Regione Lazio) nei confronti di Federico Spanicciati reo di aver leso l’onorabilità del Partito per aver usato l’epiteto “compagno di merende” in un post ironico su Facebook e di aver ricordato che alcuni dirigenti “da quando non hanno più i fondi dei gruppo regionali staranno in sofferenza finanziaria“. Affermazioni che Mancini ha considerato infamanti e fortemente lesive dell’immagine del Partito Democratico e dei suoi Organi dirigenti chiedendo il deferimento di Spanicciati alla commissione di garanzia regionale. Ma forse l’aspetto che ha innervosito Mancini è stata la critica alla corrente di Orfini, quei Giovani Turchi che sono l’esercito del Commissario.
Forse qualcosa nel grande meccanismo di rinnovamento del PD romano messo in moto da Orfini si sta inceppando. Oppure – dicono i più perfidi – questo cambio di passo non è mai partito. Che fine farà il Donna Olimpia? Der Kommissar deciderà di farne un esempio per ottenere la giovaneturchizzazione totale del PD romano magari in vista di una scalata al Partito a livello nazionale?