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Il brutto guaio in cui si è cacciato Djokovic indagato in tre Paesi (anche se può giocare gli Australian Open)
neXtQuotidiano 13/01/2022
In attesa della decisione finale dell’Australia, sono state aperte le indagini sui suoi spostamenti (e la quarantena mancata) tra Serbia e Spagna
L’Australia si prende un altro giorno per decidere. Il Ministro dell’Interno Alex Hawke non ha ancora deciso nulla sulla cancellazione definitiva del visto – e l’espulsione – di Novak Djokovic dall’Australia. La decisione finale, dunque, viene rimandata alla giornata di domani. Un caso che diventa sempre più un giallo, con il governo australiano – come confermato dal premier Scott Morrison – che ha ribadito la linea dura per quel che riguarda le norme sanitarie.
Djokovic, rinviata ancora la decisione sul visto. Ma si indaga in altri due Paesi
Il primo ministro australiano, nella sua conferenza stampa andata in scena poche ore fa, ha ribadito la posizione del governo: “La politica sanitaria del nostro Paese non è cambiata. Si entra solamente con un visto, con il vaccino o una valida esenzione medica dall’immunizzazione”. E mentre il numero uno del ranking Atp veniva sorteggiato nel tabellone degli Australian Open (con gli organizzatori che, in attesa della decisione del Ministro dell’Interno Alex Hawke, avevano posticipato le estrazioni di un’ora e mezza rispetto al previsto) pescando al primo turno il suo connazionale Miomir Kecmanovic, dalla Spagna è arrivata la notizia dell’apertura di un’inchiesta sui suoi spostamenti.
L’inchiesta spagnola
Perché, come confermato anche dai suoi profili social, dopo la sua positività e dopo la sua successiva negativizzazione (almeno stando ai documenti presentati dai legali del tennista serbo ai giudici australiani) il numero uno del mondo è partito dalla sua Belgrado per completare gli allenamenti – proprio con l’obiettivo Australian Open – a Marbella (in Spagna) dove di recente ha acquistato una villa. E proprio lì, come abbiamo raccontato alcuni giorni fa, ha passato il periodo precedente al suo imbarco in direzione Melbourne, con tappa obbligatoria (come scalo) in quel di Dubai.
Quale comportamento sbagliato avrebbe commesso Djokovic? Dal 20 settembre, come riporta il quotidiano australiano The Age, per entrare in Spagna dalla Serbia occorre essere vaccinati o presentare un certificato da esenzione medica. E su questo – comprese le date dei documenti presentati dallo staff e dai legali del tennista serbo – è stata aperta un’indagine. Ma i guai per il numero uno del ranking ATP potrebbero non essere finiti. Perché anche il suo Paese, la Serbia, ha iniziato a indagare sul suo comportamento. Perché le regole sono uguali per tutti, da tempo: chi è positivo al Covid deve rispettare un periodo di quarantena di 14 giorni.
E indaga anche la Serbia
Un lasso temporale che, evidentemente, non è stato rispettato da Novak Djokovic. Perché se la positività è stata riscontrata il 16 dicembre (dopo esser entrato in contatto con alcuni positivi due giorni prima), le sue apparizioni in pubblico nei giorni successivi andrebbero a violare il principio dell’auto-isolamento. In caso di violazione di quella regola, in Serbia, si rischia una pena di tre anni. Essendo senza precedenti penali – e qualora fosse confermata la violazione – il tennista potrebbe cavarsela con un affidamento ai servizi sociali.
(foto IPP/zumapress)