Lo spot di Muccino che fa arrabbiare i calabresi (è costato 1,7 milioni di euro)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-10-23

Il mio sogno è far conoscere la Calabria anche nelle sue piccole cose. Un posto come questo ci vuole tempo a scoprirlo e sono certa che grazie alle capacità di Muccino Raoul Bova e Rocio, chi guarderà questo corto potrà pensare, ‘sai che c’è i prossimo weekend vado a farmelo in Calabria”. Ma lo spot, costato quasi due milioni di euro, non è piaciuto a molti calabresi

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Poco più di otto minuti sul viaggio di una coppia innamorata (Raoul Bova e Rocio Munoz Morales) in gita in Calabria, tra campagna, piccoli centri, mare e montagna, seguendo il filo conduttore dei frutti simbolo della regione, bergamotti, arance, clementini e fichi. E’ quanto mette in scena Gabriele Muccino nel corto Calabria terra mia, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Un’occasione che si è trasformata anche in un omaggio a Jole Santelli, la governatrice della Calabria recentemente scomparsa, grade promotrice dell’iniziativa. Lei stessa aveva spiegato in un’intervista video, il perché del corto: “Il mio sogno è far conoscere la Calabria anche nelle sue piccole cose. Un posto come questo ci vuole tempo a scoprirlo e sono certa che grazie alle capacità di Muccino Raoul Bova e Rocio, chi guarderà questo corto potrà pensare, ‘sai che c’è i prossimo weekend vado a farmelo in Calabria”. Ma lo spot, costato quasi due milioni di euro, non è piaciuto a molti calabresi, racconta il Corriere:

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Dal corto del regista Gabriele Muccino, commissionato dalla Regione per un costo di 1,7 milioni di euro viene invece fuori una realtà d’altri tempi, scatenando un vespaio di polemiche. «Noi abbiamo commissionato un corto per emozionare e incuriosire chi ha voglia di visitare la Calabria. È un video per sprovincializzare e sdoganare il nostro territorio dai soliti cliché» spiega l’assessore regionale al turismo Fausto Orsomarso. In realtà negli otto minuti del cortometraggio vengono riproposti vecchi stereotipi con coppole, bretelle e scene che ricordano il «Padrino». «Io lo boccio, anche se mi sono piaciute le immagini e il suono. È stata rappresentata una Calabria che non c’è più» attacca lo scrittore Mimmo Gangemi. «Sono senza parole. Manca la ricerca di una terra che tenta di innovarsi. È una follia allo stato puro» aggiunge Florindo Rubettino, titolare dell’omonima casa editrice

E Muccino replica: “Io non ho fatto un documentario sulla Calabria, non era un reportage sulla Calabria. La mia committenza era quella di Jole Santelli, che mi chiese di fare un viaggio d’amore all’interno della Calabria, per raccontare lo spirito della Calabria, perché la Calabria ha uno spirito che non si può raccontare in maniera meticolosa e precisa in un cortometraggio, che deve intrattenere ed emozionare

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