Attualità

«Di Maio? Non steward ma venditore di bibite»

neXtQuotidiano 05/12/2018

Mentre il ministro liquida la Ardima da Pomigliano si levano voci in sua difesa. Ma non tutte

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Il Messaggero racconta oggi come la città di Pomigliano D’Arco sta prendendo l’improvvisa attenzione dei media nei confronti di Luigi Di Maio e del suo passato di lavoratore insieme al padre e imprenditore con i fratelli. E così, dopo la cartella Equitalia del padre Antonio, fioccano le difese:

Ma chi si aspetta di trovare a Pomigliano una roccaforte grillina rimane deluso. Il centrodestra è saldamente al potere con il sindaco Lello Russo e in consiglio sono solo tre gli esponenti del Movimento. Tra loro c’è Dario De Falco, amico di scuola di Luigi Di Maio e oggi suo alter ego. Figlio di un barbiere, De Falco ha fondato con Di Maio la sezione cittadina del M5s, è stato candidato sindaco, ma quando si è decisa la leadership del Movimento ha ceduto il passo al suo amico.

Nessuna difesa di campanile, però, a Pomigliano: c’è anche chi invoca le dimissioni del vicepremier. E lo fa evocando una vicenda molto recente che ha avuto per protagonista Maria Busiello, eletta in consiglio comunale col M5S e dimissionaria lo scorso 23 novembre dopo una denuncia per abusi edilizi sulla casa in cui vive che però fu costruita dal padre. «La Busiello si è dimessa per colpe che forse ha commesso suo padre, il ministro invece manda l’anziano genitore davanti alle telecamerealeggereunmessaggio di scuse umiliante per non lasciare la poltrona», commenta un amico di vecchia data di Luigi Di Maio.

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La cartella di Equitalia di Antonio Di Maio (Il Fatto, 4 dicembre 2018)

Altra storia quella della presenza del ministro, da giovane, sugli spalti dello stadio San Paolo. Di Maio ha spesso dichiarato di aver lavorato nel 2006 come steward; ma da una delle agenzie che all’epoca del Napoli Soccer in serie C si occupava del servizio arriva una versione diversa. «Luigi lavorava per la ditta che distribuiva le bibite, di proprietà del cugino delconsigliere regionale di Fdi Luciano Passariello».

«Lo pagavano 30 euro a partita, erano prestazioni occasionali», spiega un parente del ministro che come gli altri esige anonimato e minaccia querele. Il tema del giorno è dunque quello dei voucher che spiegherebbero le carenze contributive emerse all’Inps sulla posizione del ministro.

Leggi sull’argomento: Luigi Di Maio, i contributi versati e il lavoro in nero (anche come steward)

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