Di Maio e la legittima difesa come “reato” da potenziare

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-17

Il video di un meraviglioso sfondone di Di Maio da Mentana e il discorso sulla legittima difesa e sul presunto conflitto d’interesse di Salvini che ieri sera in trasmissione non è stato per niente spiegato…

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In questo video tratto da Bersaglio Mobile in cui ieri sera era ospite Luigi Di Maio c’è un interessante botta e risposta tra Enrico Mentana e Luigi Di Maio sulla questione della legittima difesa, introdotto da una poderosa domanda del conduttore, che è questa: “Stavo per chiudere ma… quella cosa del contratto di Salvini sulle armi l’ha vista su Repubblica?”. Mentana in poche parole inchioda Di Maio con “quella cosa del contratto di Salvini“, che sarà stata sicuramente chiara a tutti i telespettatori (chi volete che non abbia letto l’articolo di Repubblica, che vende miliardi di copie ogni giorno). Tuttavia, siccome qui siamo dei perfezionisti, segnaleremo che l’articolo di Mensurati e Tonacci raccontava di un patto sottoscritto da Salvini e altri parlamentari con il Comitato Direttiva 477 «un’associazione che tutela i privati cittadini che hanno armi da fuoco. In Italia rappresentiamo la Firearms United (confederazione europea dei possessori di pistole, ndr) e collaboriamo con Anpam, Conarmi e Assoarmieri». Cioè le più importanti sigle dei fabbricanti di armi, un settore che vale più o meno lo 0,7 % del Pil (2.500 imprese, tra indotto e produzione, 92.000 occupati) e si rivolge a 1,3 milioni di titolari di licenza. E poi segnalava:

Con il documento (punto 8) Salvini si è vincolato «a tutelare prioritariamente il diritto dei cittadini vittime di reati a non essere perseguiti e danneggiati (anche economicamente ) dallo Stato e dai loro stessi aggressori». È l’interesse di chi vuole difendersi in casa propria o nel proprio negozio, sparando. Il caso Stacchio, per capirci.

patto salvini lobby delle armi
Il patto sottoscritto da Matteo Salvini e altri eletti (La Repubblica, 16 luglio 2018)

Il disegno di legge leghista depositato in Commissione Giustizia al Senato modifica l’articolo 52 del Codice penale, introducendo proprio la «presunzione di legittima difesa» a cui si può appellare «colui che compie un atto per respingere l’ingresso o l’intrusione mediante effrazione o contro la volontà del proprietario (…) con violenza o minaccia di uso di armi di una o più persone, con violazione di domicilio». In soldoni, viene cancellata la necessità di dimostrare la proporzionalità tra difesa e offesa. Si spara, e poi si vede. Casualmente, è ciò che ha chiesto il Comitato.

Ecco quindi spiegata la domanda un po’ involuta (disciamo…) di Mentana, nella quale non si spiegava in alcun modo cosa veniva raccontato nell’articolo di Repubblica e quale fosse il punto della questione. E veniamo alla meravigliosa risposta di Di Maio: “Si sta scambiando la legittima difesa, che è un reato che vogliamo potenziare, con la proliferazione delle armi. Questo governo non ha nessuna intenzione di far proliferare le armi liberalizzando il porto d’armi, noi vogliamo solo garantire a chi si difende seguendo la legge e che già possiede un’arma in casa di non finire dalla parte dell’imputato come è capitato molto spesso dovendo risarcire chi gli ha rubato in casa. Separiamole queste cose!”. Ora, a parte il meraviglioso sfondone (lapsus freudiano?) di definire la legittima difesa “un reato”, va segnalato che la legge sulla legittima difesa, quella attuale, funziona. Lo dimostrano l’archiviazione del procedimento a carico di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d’Adda che sparò e uccise un ladro nella sua abitazione; e in precedenza l’archiviazione delle accuse nei confronti di Graziano Stacchio, il benzinaio che sparò contro alcuni rapinatori che avevano assaltato una gioielleria. Nessuno di loro è stato processato. La Lega però si attacca al caso di Ermes Mattielli, che sparò 14 colpi contro 2 ladri di rame che stavano scappando (quindi avevano già desistito dal furto) e che venne condannato per eccesso di legittima difesa. Il comma b) dell’art. 52 del Codice penale prevede infatti che c’è legittima difesa «quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione». Proprio questo comma, che ora la Lega vuole abrogare era stato fatto introdurre nel 2006  su proposta della Lega Nord. L’idea era quella di creare un ulteriore deterrente ai malviventi. Ora la Lega vorrebbe modificare la legge per “ammorbidire” la definizione di legittima difesa e creare un nuovo deterrente. Il gioco potrebbe andare avanti all’infinito.

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Lo stesso vale per il discorso della proporzionalità o quello della discrezionalità del magistrato. Nessuno deve  “chiedere” al ladro quali siano le proprie intenzioni o verificare, accendendo la luce e facendo domande se l’intruso sia armato o meno. Può accadere infatti che chi si difende commetta l’errore di sentirsi minacciato quando in realtà non è in pericolo, questa eventualità è prevista ed è la cosiddetta legittima difesa putativa che nasce appunto dalla convinzione di trovarsi in pericolo.

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C’è stato un tempo in cui Luigi Di Maio diceva che «La detenzione di armi va ridotta drasticamente. Non siamo una società abbastanza serena per prenderci questi rischi» con una proposta drastica: «Togliamo le armi dalle case degli italiani». Nei commenti Alessandro Di Battista se la prendeva con la lobby delle armi e rivelava il suo timore che diventassimo come gli USA (ora che il Dibba è negli States a visitare ghetti e quartieri difficili potrà esprimersi ancora meglio sull’argomento). Quanto alla proliferazione delle armi, un allentamento dei presunti vincoli della legittima difesa porterà giocoforza a un aumento delle armi nelle case degli italiani. Ma forse anche questo era troppo difficile da chiedere a Di Maio.

Leggi sull’argomento: Perché la proposta di legge della Lega sulla legittima difesa non serve a nulla

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