Fact checking
Ma come ha fatto Di Maio a diventare giornalista?
Giovanni Drogo 12/11/2018
Il vicepresidente del Consiglio nella sua lunga carriera prima di entrare in politica si è occupato anche di cronaca locale ed è diventato pubblicista. Oggi che si scaglia contro i giornalisti definendoli “infimi sciacalli” però dovrebbe chiarire come e dove sia diventato giornalista
Dopo l’assoluzione in primo grado della sindaca di Roma Virginia Raggi Luigi Di Maio si è lasciato andare ed è tornato – come da tradizione del MoVimento 5 Stelle – a prendersela con quegli “infimi sciacalli” dei giornalisti. Il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle ha scritto sull’house organ del partito che sulla Raggi sono state scritte pagine e pagine di fake news da parte di «giornalisti di inchiesta diventati cani da riporto di mafia capitale, direttori di testata sull’orlo di una crisi di nervi, scrittori di libri contro “la casta” diventati inviati speciali del potere costituito». Curiosamente Di Maio non fa nessun esempio di fake news sulla Raggi e alcun nome dei presunti sciacalli.
Quando Luigi Di Maio scriveva di cronaca locale
Quella dei giornalisti del resto è una categoria assai varia alla quale appartengono diversi pentastellati, a partire dal capo della comunicazione Rocco Casalino (giornalista professionista dal 2007) fino all’ex giornalista Mediaset (e oggi senatore) Emilio Carelli passando per Gianluigi Paragone, già direttore de La Padania, il quotidiano – che riceveva finanziamenti pubblici – della Lega Nord. Del resto è noto che per il M5S i giornalisti sono servi solo quando si candidano con gli altri partiti. Non figurano tra gli iscritti all’albo invece l’ex Iena Dino Giarrusso e l’ex deputato Alessandro Di Battista oggi autore di prestigiosi “reportage” per il Fatto Quotidiano che in un vecchio curriculum scriveva “dal 2011 collaboro come giornalista con il blog di Beppe Grillo”.
Tra i giornalisti pubblicisti del MoVimento 5 Stelle figura anche un certo Luigi Di Maio, iscritto all’Ordine dei giornalisti della Campania, nato il 06 luglio 1986 e iscritto all’albo dal 4 ottobre 2007. Non è un caso di omonimia, è proprio lui come del resto si evince dal sito della Camera e dai curricula pubblicati in questi anni dall’attuale vicepremier, ministro del Lavoro e ministro dello Sviluppo Economico.
Ad esempio nello scarno curriculum pubblicato sul sito del MISE Di Maio scrive di essersi iscritto nel 2007 all’Ordine dei giornalisti come giornalista pubblicista.
Più dettagliata la descrizione fornita su Rousseau dove il futuro Capo Politico del M5S fa sapere di aver scritto, in qualità di pubblicista, di fatti di cronaca locale.
Non sappiamo però dove e per quale testata Luigi Di Maio abbia scritto. Fino ad ora l’unico articolo emerso dal Web è quello – datato maggio 2010 e pubblicato sul giornalino dell’associazione universitaria da lui fondata – nel quale tesseva le lodi del liberismo e della flessibilità.
Come si diventa giornalisti pubblicisti?
Un anno fa il Giornale ci informava che il vicepremier avrebbe “mosso i primi passi nel giornalismo con un settimanale locale, Paese Futuro, che ha sede a Pomigliano d’Arco“. Potrebbe essere questo il giornale dove Di Maio scriveva di cronaca locale visto che ha sede proprio nella sua città natale? Il settimanale – una testata edita inizialmente da PF Information Soc. Coop. (fino al 2010) e successivamente da Eco Media Srl (fino al 2013) – ha però cessato le pubblicazioni nel 2013. Su Internet rimangono poche tracce, il sito è offline e ovviamente l’account Twitter risulta fermo al novembre del 2013.
Qualcosa è possibile reperire tramite servizi di archiviazione come WebArchive ma al momento non sono spuntati fuori articoli firmati da Luigi Di Maio. Eppure ce ne dovrebbero essere perché in base a quanto previsto dall’Ordine dei Giornalisti della Campania per poter presentare la domanda di iscrizione è necessario indicare gli ultimi due anni di collaborazioni giornalistiche (che non devono essere necessariamente svolte presso la stessa testata) la copia delle ricevute di tutti i compensi giornalistici (ovvero non vale lavorare e scrivere gratis) e l’elenco firmato dal direttore di almeno 70 articoli firmati o siglati.
Insomma il futuro pubblicista non è tenuto a superare l’esame (quello è riservato invece ai giornalisti professionisti) ma deve in ogni caso dimostrare di aver scritto una certa quantità (non impressionante) di articolo nell’arco di due anni e di aver ricevuto un compenso per il lavoro svolto.
Su Facebook c’è un profilo personale “Paese Futuro Paolo” che sembra collegato al settimanale. Le uniche notizie su Di Maio però sono quelle riguardanti la sua elezione a vicepresidente della Camera (anche perché poco dopo il giornale ha cessato le pubblicazioni) a parte un post del settembre 2012 che dà notizia della presentazione del film documentario “Il commercio a Pomigliano D’Arco” già citato nel curriculum del vicepremier su Rousseau.
Leggendo quel poco che si può trovare su WebArchive riguardo a Il Paese Futuro però non ci sono prove concrete che – come scrive il Giornale – Luigi Di Maio abbia lavorato proprio presso quella testata, che non è certo l’unica ad occuparsi di cronaca locale. Anna Paola Bove, ex capo redattore de Il Paese Futuro, ha lavorato per il giornale fin dalla sua nascita e smentisce la notizia sul fatto che Luigi Di Maio abbia mai lavorato per quella testata, a NeXt Quotidiano ha dichiarato che «Luigi Di Maio non ha mai scritto per la testata Il Paese Futuro, io ho lavorato in redazione dalla sua nascita alla chiusura e non ho memoria di articoli a sua firma sulla nostra testata». Questo ovviamente non significa che Di Maio non possa aver lavorato per altre testate e abbia maturato altrove i requisiti per diventare pubblicista. Il dubbio lo può sciogliere a quel punto solo Luigi Di Maio che in nome della trasparenza e dell’onestà potrebbe farci leggere quello che ha scritto e indicare per quale giornale ha lavorato prima di intraprendere la sua sfolgorante carriera di redattore di liste di proscrizione di giornalisti nemici del MoVimento 5 Stelle. Facendolo potrebbe senza dubbio salvare qualcuno di quelli che Di Battista (in un post condiviso da Di Maio su Facebook) definisce «pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà». Nel frattempo il consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti della Campania si riunirà nel corso della settimana per esaminare il deferimento di Luigi Di Maio, giornalista pubblicista, proposto dal presidente dell’Ordine della Campania, Ottavio Lucarelli.
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