L’effetto Dibba non c’è: Alessandro in tv e nei sondaggi è un flop

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-04

I grillini lo avevano chiamato per risollevare le sorti del M5S, ma…

article-post

Nel MoVimento 5 Stelle scatta l’allarme Alessandro Di Battista: il ritorno dell’eroe dei due mondi aveva portato i grillini a sperare in una grande rimonta alle elezioni europee nei confronti della Lega di Matteo Salvini, che si sta mangiando a poco a poco il M5S. Ma i sondaggi e l’audience tv dicono che l’effetto Dibba ancora non c’è, come racconta oggi Ilario Lombardo sulla Stampa:

Agli strateghi della Casaleggio che occupano le stanze dei collaboratori del vicepremier, che compulsano diagrammi e monitorano i commenti sui social nel confronto ossessivo con Salvini, non sono certo sfuggiti i dati che raccontano di una Dibbamania sfiorita: share che non si impenna e sondaggi che lo ridimensionano.

Si sa che di tutti i sondaggisti, i grillini hanno una predilezione per Nando Pagnoncelli, per questo sono stati una brutta sorpresa i risultati della rivelazione che rispondeva alla domanda se rispetto a prima Dibba «è più convincente» (17%) o «meno convincente» (28%), certificando che, nella fase di governo, la baldanza da tribuno è meno efficiente che all’opposizione.

Non solo: anche quando è andato ospite da Fazio su Raiuno e ha contribuito a fargli vincere il prime time, la curva non è andata su quanto speravano. A La7, poi, malignano ancora che l’unica volta in cui Lilli Gruber è stata superata da Barbara Palombelli su Rete 4 è stato quando Dibba era collegato dal Guatemala.

I riscontri insomma per ora non ci sono. E i risultati languono. Una situazione che complica ulteriormente i piani grillini:

Perché Dibba veste un po’ i panni dell’uomo del bar che davanti alla tv sentenzia contro tutti e su tutto. E il linguaggio da bancone si fa disinvolto. Libero da incarichi istituzionali, Dibba si sente il nuovo profeta del Vaffa, l’erede legittimo di Beppe Grillo. Per cui non solo il Venezuela, anche la Tav «è una stronzata» e Salvini, se la vuole, «torni da Berlusconi e non rompa i coglioni». I giornalisti – cui ama dare del tu, perché, disse una volta, «siamo colleghi anche io sono un reporter» – sono «puttane».

Leggi sull’argomento: «Se apro bocca io…»: la storia del ricatto di Pasquaretta

Potrebbe interessarti anche