Di Battista mette insieme i dissidenti e organizza l’opposizione in Parlamento (anche se lui non c’è)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-19

Sono una trentina i no, con assenti e astenuti il numero potrebbe arrivare a 50 tra Camera e Senato.

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C’eravamo tanto amati. Ora Alessandro di Battista passa col rastrello e raccoglie tutti i dissidenti, che tra Camera e Senato sono 31. A cui però poter eventualmente aggiungere gli assenti (solo pochi lo sarebbero stati per giustificati motivi) e gli astenuti. Anche perché, come sostenuto dall’ancora capo politico Vito Crimi, se privi di giustificazioni valide per cui non essere in Aula nel giorno della fiducia, anche loro saranno fatti fuori dall’M5s. Quindi, facendo pochi calcoli. Gli assenti al Senato erano sei, alla Camera 14, di cui quattro sicuramente giustificati. E altri quattro si sono astenuti. Ecco che sarebbero 21 al Senato e e 31 alla Camera. A cui, paradossalmente si potrebbero aggiungere anche quelli che nei mesi e anni scorsi hanno lasciato il Movimento per confluire in qualche misto. Ed ecco qui che il numero crescerebbe, e anche di molto. Basti pensare che dal 2018 sono stati 65 parlamentari su 333 eletti.

Che c’entra di Battista

Subito dopo la risposta di Rousseau al quesito sul sostenere o meno un governo Draghi (il 60 per cento ha detto sì, il 40 no), Alessandro di Battista, che nei giorni precedenti aveva fatto campagna elettorale per il no, remando contro i vertici del Movimento (Grillo, Crimi, Di Maio), ha annunciato il suo addio al Movimento 5 Stelle. Perché – ha detto – “proprio non ce la faccio”. Che poi è quello che hanno detto con il loro voto anche tutti quelli che non hanno dato la fiducia al nuovo esecutivo ieri e l’altro ieri alle Camere. E quindi, leader come è ed è sempre stato all’interno dell’M5s, ecco che su Facebook, dall’alto del suo profilo da un milione e mezzo di like, annuncia una diretta per sabato alle 18: “Ci sono cose da dire. Scelte politiche da difendere. Domande a cui rispondere ed una sana e robusta opposizione da costruire”. L’appuntamento è su Instagram: “Coraggio”, scrive.

Ma non tutti i dissidenti vorrebbero uscire dalla stessa porta. Prima di tutto, non tutti vorrebbero uscire (esempio: Nicola Morra, che vuol chiedere a Beppe Grillo di essere assolto). Barbara Lezzi idem, anche se vuole lo scontro diretto con Crimi: “Non può buttarmi fuori, e anzi. Mi candido al direttorio per rappresentare il 40 per cento che ha detto no a Draghi su Rousseau). Poi c’è chi guarda a sinistra, chi a destra. Insomma Alessandro di Battista dovrebbe fungere da calamita e attirare a sé tutte queste anime. Che poi sono il riflesso del partito, formato da: qualcuno di destra, qualcuno di sinistra, qualcuno di centro, qualcuno incerto. E se dovesse nascere un gruppo parlamentare servirebbe (almeno al Senato) un simbolo già presentato alla elezioni. E quale migliore di quello di Italia dei Valori di Antonio di Pietro, che potrebbe metter d’accordo tutti: una cosa di centro, senza troppi fronzoli. Lui, Di Pietro, è già d’accordo.

 

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