Economia

Un decreto su Articolo 18 e Jobs Act?

neXtQuotidiano 17/09/2014

Il premier pensa alla soluzione finale sul mercato del lavoro. E la partita si fa sempre più complicata

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Un decreto sul articolo 18 e Jobs Act? Questo sarebbe in animo di Matteo Renzi per accelerare il percorso delle riforme del suo governo, secondo quanto ha annunciato in segreteria ieri:

In serata Renzi, durante la direzione del Pd, torna a parlare di lavoro e Jobs act spingendosi oltre.«La riforma non si sintetizza nella discussione sull’articolo 18 sì o no,che va fatta una volta per tutte, ma — sottolinea il premier — dovrà avere un primo pacchetto sul sistema ammortizzatori. Se li cambi per renderele tutele meno inique ti servono più soldi e per questo farei una direzione(si terrà alla fine del mese, ndr) ad hoc che leghi la spending review con il mercato del lavoro». L’inquilino di Palazzo Chigi, alle prese con il problema irrisolto dell’occupazione,preannuncia cioè che la riforma degli ammortizzatori (finora inserita nel disegno di legge delega sul lavoro)avrà un costo di cui tenere conto in sede di elaborazione della legge di Stabilità. Per alimentare la riformadegli ammortizzatori serviranno,dunque, soldi in più. Tanto che Renzipensa di farvi fronte attingendo allaspending review. Un’accelerazioneche rende l’idea dell’urgenza continuadi nuove coperture per garantirela tenuta del patto sociale nel Paese.

Come abbiamo peraltro già ricordato, le evidenze empiriche disponibili non sono tuttavia in grado di evidenziare l’emergere di un “effetto soglia”, ovvero di una discontinuità nella distribuzione delle imprese per dimensione di addetti intorno alla soglia dei 15 dipendenti, discriminante secondo il dettato dell’articolo 18.


Di questo dà ampia illustrazione un articolo di Giuseppe Marotta (Università di Modena e Reggio Emilia) che, presentando elaborazioni da dati Istat, mostra l’inequivocabile assenza di tale effetto a diversi livelli di disaggregazione dei dati: «Anche a un livello di indagine più fine – si veda il dettaglio per le imprese tra 10 e 20 dipendenti — sottolinea Marotta — secondo l’Istat si possono al massimo individuare ‘turbolenze’, in ogni caso non significative statisticamente, intorno alla soglia di 14-16 dipendenti. ‘Turbolenze’ analoghe inoltre si trovano in corrispondenza ai 21 e ai 31 dipendenti, valori questi che nulla hanno a che vedere con l’art. 18».

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