Cosa sappiamo, finora, del suicidio di Giuseppe De Donno

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-07-29

La Procura di Mantova ha aperto un’inchiesta per valutare eventuali responsabilità di terzi dietro al gesto del medico. Chi lo conosceva ha descritto i suoi ultimi giorni

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Il nome di Giuseppe De Donno è stato scandito più volte ieri sera a Piazza del Popolo (a Roma) dove è andata in scena la fiaccolata per dire no al Green Pass e sì alla libertà di scelta sul vaccino, anche se lui si è sempre detto favorevole alla scienza e – soprattutto – alle immunizzazioni, anche contro il Covid. Il medico, che aveva approntato la terapia al plasma iperimmune per contrastare le forme più gravi di Covid, si è tolto la vita martedì pomeriggio nella sua casa di Curtatone, in provincia di Manova. E ora la Procura ha aperto un’inchiesta per valutare eventuali responsabilità di terzi per quel gesto estremo.

De Donno, cosa sappiamo finora delle indagini sul suo suicidio

L’ex primario di Pneumologia dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova, viene raccontato oggi da alcuni amici e colleghi che lo conoscevano bene. Un suo stretto collaboratore ha raccontato al quotidiano La Repubblica, gli ultimi mesi di Giuseppe De Donno, fatti di una luce che si è spenta giorno dopo giorno. Fino al gesto estremo di martedì pomeriggio all’interno della villetta in cui viveva con la moglie e i due figli:

“Da ottobre non era più lui, aveva un’ombra dentro, negli ultimi giorni aveva lo sguardo assente, c’era qualcosa che non andava. Era stato lasciato solo, verso di lui c’era molta invidia e lui soffriva molto gli attacchi nei suoi confronti”.

Un’escalation verso il basso partita, secondo il racconto dei suoi amici, dopo la decisione dell’ISS in merito alla sua terapia che prevedeva l’utilizzo del plasma dei pazienti che avevano prodotto gli anti-corpi Covid per curare i malati più gravi. L’Istituto Superiore di Sanità, nel mese si aprile, aveva sentenziato: “La cura del plasma non riduce i rischi di peggioramento respiratorio o morte”. Poi, a giugno, De Donno aveva deciso di fare un passo indietro lasciando il suo posto da primario di Pneumologia al Carlo Poma di Mantova per rifugiarsi a Porto Mantovano dover era tornato a fare il medico di base. E l’affetto dei suoi pazienti non è mai mancato, con gli amici che raccontano a Il Corriere della Sera, delle code fuori dal suo studio per poter ricevere un suo consulto medico. Una scelta “per recuperare un po’ di serenità”, spiega chi lo conosceva bene.

Adesso tocca alla Procura di Mantova che ha dato mandato agli investigatori di cercare eventuali tracce sul pc e sul telefono di Giuseppe De Donno. Al momento non è previsto alcun capo di imputazione contro ignoti, ma l’obiettivo degli inquirenti è quello di verificare eventuali responsabilità di terzi dietro a quel suicidio.

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