Davide Barillari, Malagrotta che riapre per Renzi e i giornalisti che la pagheranno cara

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-10-10

Davide Barillari contro i pennivendoli servi del regime che non raccontano la verità annuncia che “la pagheranno”. Ma poi precisa arrampicandosi sugli specchi spiegando che voleva dire “solo nei termini di meno copie vendute”. Ma cosa ha detto su Malagrotta che “riapre”? Vediamo la moviola

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Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio per il MoVimento 5 Stelle ha un rapporto complicato con i giornalisti. Dopo che la giornalista di repubblica Federica Angeli ha annunciato di voler querelare Beppe Grillo il portavoce pentastellato si è lasciato andare ad un’articolata invettiva contro i pennivendoli che nascondono la verità e tacciono sulle malefatte del Partito Democratico e soprattutto sul decreto del Governo Renzi che prevede l’apertura di un nuovo inceneritore in Lazio e, secondo quando scrive Barillari, la “riapertura” di Malagrotta.

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Davide Barillari e i giornalisti che “la pagheranno”

Nel post Barillari promette vendetta, annunciando che i giornalisti “la pagheranno” perché “noi non dimentichiamo. noi non perdoniamo“. Il Presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino è intervenuto su Twitter annunciando di aver trasmesso il post pubblicato da Barillari alla Procura di Roma: “Basta minacce. Alimentare un clima di odio provocherà qualcosa di grave. Ho trasmesso questo post a Procura di Roma. Farò così da ora in poi“.
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Ma naturalmente Barillari si difende spiegando su Facebook che il senso del suo post era stato travisato apposta dai giornalisti. Il portavoce Cinque Stelle spiega di non aver minacciato nessuno ma di aver “solamente” voluto evidenziare i persistenti attacchi contro l’Assessora Paola Muraro. Quel “pagheranno” era riferito – continua Barillari mentre si arrampica sugli specchi – al fatto che le testate colpevoli di fare cattiva informazione vedranno una diminuzione delle copie vendute (e magari un boicottaggio come quello di Findus e Mocio Vileda no?). Barillari conclude poi con un sublime esempio di benaltrismo: invece che occuparsi del profilo Facebook del portavoce del MoVimento il Presidente dell’OdG dovrebbe piuttosto occuparsi di eliminare “precariato e caporalato, veri nemici della libertà di stampa”.
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A proposito della discarica di Malagrotta

Non risulta che Barillari sia stato invece frainteso sulla questione della discarica di Malagrotta, che è stata sì chiusa ma questo non significa che gli impianti al suo interno non abbiano smesso di funzionare come mostra questo video pubblicato da  Giacomo Giujusa, assessore all’Ambiente dell’XI Municipio a Roma (e già consulente per le tematiche ambientali dell’onorevole Vignaroli), e che illustra perché siamo arrivati alla crisi della monnezza tra AMA e Comune di Roma e perché oggi la magistratura interviene per l’ennesima volta sui rifiuti a Roma. Il video mostra una serie di camion della spazzatura dell’AMA in fila davanti agli impianti di trattamento (TMB) di Malagrotta di proprietà del Colari, il consorzio di Cerroni oggi affittato all’imprenditore Porcarelli. Del resto anche nell’allegato alla delibera regionale numero 199 del 22/04/2016 sulla determinazione del fabbisogno nello smaltimento dei rifiuti l’impianto di Malagrotta viene indicato sia come impianto di trattamento dei rifiuti attualmente autorizzato ed in funzione:

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fotne: http://www.regione.lazio.it/binary/rl_main/tbl_documenti/RIF_DGR_199_24_04_2016_ALL1.pdf

sia come termovalorizzatore autorizzato (ma non in funzione benché oggetto di richiesta di variante)
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La Regione spiegava anche che attualmente gli impianti di termovalorizzazione sono insufficienti ma potrebbero raggiungere il pareggio fra tre o quattro anni con l’aumento della raccolta differenziata anche tenendo conto del fatto che l’anno prossimo entrerà in funzione la terza linea di San Vittore e nel calcolo viene conteggiata anche la capacità delle due linee di Malagrotta

Gli impianti di termovalorizzazione al momento insufficienti, raggiungono il pareggio al nell’anno 2019 della 1 ipotesi e nell’anno 2020 della 2° ipotesi. In entrambi i casi la necessità della realizzazione di ogni ulteriore impianto, per il quale occorre un periodo tra iter amministrativo e realizzativo superiore ai 3 anni, viene annullata proprio per l’aumento della raccolta differenziata. Per questo non si prevede in alcun modo la necessità di ulteriore impianto oltre quelli già in esercizio. Sarà invece valutato l’eventuale adeguamento a carico termico degli impianti di Colleferro in sede di revamping dei medesimi. Il confronto tra quantitativi richiesti e disponibili è riportato nelle figure successive. Si ricorda che nel 2017 entrerà in esercizio la terza linea di San Vittore

Riguardo infine il “decreto renziano” è necessario far notare a Barillari che il D.Lgs. 152/06 prevede specifiche attribuzioni di competenze in capo a Stato, Regioni, Province e Comuni. Quindi sia Renzi (come capo del Governo), che Zingaretti (come Regione) che la Raggi (in quanto rappresentante del Comune) hanno, ciascuno secondo precisi termini di legge, competenze in materia di rifiuti per l’individuazione delle nuove aree per gli impianti che  dovrà essere sottoposta a procedura di VAS (valutazione ambientale strategica) e successivamente approvata come aggiornamento del Piano di gestione dei rifiuti del Lazio.

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