Dal primo gennaio sparisce la mobilità

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-12-18

Una delle conseguenze della legge Fornero: resta solo la Naspi

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La mobilità per i lavoratori colpiti da licenziamento collettivo sparisce dal primo gennaio 2016: ne parla oggi la Stampa che spiega che questa è una delle conseguenze programmate della legge Fornero:

Scatta il 1° gennaio una nuova disposizione della legge Fornero: sparisce la mobilità per i lavoratori colpiti da licenziamento collettivo. Per la precisione, quella che viene eliminata è l’indennità che finora spettava ai lavoratori licenziati da aziende industriali con più di 15 dipendenti o da imprese commerciali con più di 50. Ma questa cancellazione non si lascia dietro il vuoto.
Un quarto di secolo dopo l’istituzione del sussidio, che in alcuni casi (mobilità lunga verso la pensione) poteva durare fino a sette anni (per lavoratori anziani licenziati al Sud), l’unico assegno di disoccupazione resta la Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego), uguale per tutti. Solo chi è stato messo in mobilità quest’anno continuerà a percepire il vecchio assegno. Non è questa l’unica novità del 2017 sul fronte del lavoro. Dal prossimo anno verranno meno anche gli incentivi alle assunzioni per coloro che, licenziati quest’anno, continueranno a percepire l’indennità di mobilità anche nel 2017.

elsa fornero

Gli sgravi riguardavano le assunzioni di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità indennizzata. La contribuzione previdenziale a carico dell’azienda era pari a quella degli apprendisti, per la durata di 18 mesi in caso di assunzione a tempo indeterminato e 12 mesi in caso di tempo determinato. A ciò si aggiungeva un contributo mensile, pari al cinquanta per cento dell’indennità non ancora percepita per un periodo di dodici mesi per persone al di sotto dei 50 anni di età; 24 mesi per i lavoratori ultra-cinquantenni; 36 mesi per li ultra-cinquantenni residenti nel Mezzogiorno e nelle zone ad alto tasso di disoccupazione.
Secondo uno studio del sindacato Uil le persone che rischiano di perdere gli sgravi sono circa 185.000, così suddivise: 104 mila residenti nelle Regioni del Nord, 37 mila residenti nelle Regioni del Centro, e 44 mila residenti nelle Regioni meridionali. Per queste persone, dice ancora la Uil, «a partire dal prossimo anno sarà più difficile, soprattutto al Sud, ricollocarsi nel mondo del lavoro».

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