Da dove arrivano davvero i migranti

di Armando Michel Patacchiola

Pubblicato il 2019-08-10

Nel 2018 la Germania, per esempio, ha rimandato in Italia, in quanto loro primo Paese di approdo (cui spetta il dovere d’accoglienza), 2.292 richiedenti asilo, numeri più alti se comparati a quelli degli sbarchi dei migranti via mare dalla Libia nei primi sette mesi del 2019 (1.200 effettivi, 1.900 secondo le proiezioni)

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L’Italia è uno dei paesi europei sulle cui rive sbarcano più richiedenti asilo. In totale, sui 134 mila arrivi totalizzati in Europa nel 2018, un numero più basso di 46 mila unità rispetto a quello dell’anno precedente, è la Spagna ad aver registrato il numero più alto di arrivi, con oltre 60 mila migranti, rifugiati, clandestini o simili giunti nel loro territorio. Dopo gli iberici solo la Grecia ha accolto più migranti* dell’Italia, con oltre 46 mila approdi, il doppio rispetto a quelli nel nostro Belpaese (23 mila). Questi numeri, minori rispetto a quelli degli anni precedenti, sono il risultato di alcuni importanti accordi tra il nostro Paese e la Libia, che hanno inciso profondamente sulla scelta della rotta seguita dai migranti per arrivare in Europa e quindi del loro primo Paese di approdo. Nel 2017, infatti, secondo i dati diffusi dell’Organizzazione mondiale per le Migrazioni (OIM) ben 171.635 persone hanno varcato il Mediterraneo per raggiungere l’Europa, ma per farlo la maggior parte dei migranti aveva privilegiato il nostro Paese, preferendolo alla Grecia, alla Spagna e a Cipro.

 

Calo degli arrivi? “Merito” di Marco Minniti

Il “merito” (o demerito a seconda dei punti di vista) di questo cambiamento è dovuto a molti fattori. Su La Voce Francesco Daveri ha dato maggior risalto alle politiche del passato Governo, di centro sinistra e in carica fino a marzo, e meno a quello attuale, di centro destra. Nello specifico i “meriti” per Daveri sono suddivisi per circa i due terzi a favore delle politiche di Marco Minniti, e per circa un terzo a favore di quelle di Matteo Salvini, i due ministri dell’Interno che si sono avvicendati in Italia nel 2018. Secondo Daveri l’operato di Salvini «ha portato a un calo degli sbarchi per 49.200 persone, corrispondente al 31,1 per cento del totale», mentre a quelle di Minniti, che ha trovato soluzioni in loco, corrisponde un calo del 68,9 per cento sul totale. Tra i “meriti” attribuiti a Salvini c’è quello di aver reso l’Italia meno accogliente, avendo inasprito i criteri per decretare se un migrante sia o meno in possesso dei requisiti per la protezione umanitaria, o avendo aumentato i casi in cui chi ne è già in possesso può perderne il diritto d’asilo. Nel suo primo decreto Sicurezza Salvini ha inoltre smantellato quasi per intero il sistema di accoglienza Sprar, quello basato sui piccoli centri di accoglienza diffusi sul territorio nazionale, generando non poche polemiche. A queste misure, varate il novembre scorso, Salvini ha aggiunto nei giorni scorsi, con il decreto Sicurezza-bis, nuovi paletti per il soccorso in mare e multe salate per le Ong nel Mediterraneo.

La Germania ha rispedito più migranti di quanti arrivati via mare

L’Italia, con i suoi 7.456 chilometri di costa, ha per la sua conformazione geografica una naturale predisposizione all’approdo dei migranti via mare. Su Politico, un organo di informazione in lingua inglese particolarmente concentrato sulle vicende europee, il ricercatore dell’Istituto italiano di politica internazionale (ISPI) Matteo Villa ha però evidenziato un’altra tendenza. «Il numero degli arrivi – scrive il ricercatore – è [infatti] precipitato [dagli oltre] 180 mila nel suo apice del 2016 ai 3mila arrivati fin qui da quest’anno» ma il pericolo, se così si può definire, generato dall’alto numero di richiedenti asilo ora «starebbe arrivando dal Nord». Stando ai numeri, infatti, il numero degli arrivi via mare sarebbe inferiore a quello dei migranti che si richiede vengano e che poi effettivamente sono rispediti in Italia in base alle regole del Trattato di Dublino, il regolamento dell’Unione europea che stabilisce quali criteri e quali meccanismi ciascuno stato debba seguire in materia di protezione internazionale. Nel 2018 la Germania, per esempio, ha rimandato in Italia, in quanto loro primo Paese di approdo (cui spetta il dovere d’accoglienza), 2.292 richiedenti asilo, numeri più alti se comparati a quelli degli sbarchi dei migranti via mare dalla Libia nei primi sette mesi del 2019 (1.200 effettivi, 1.900 secondo le proiezioni). In totale in nostro Paese ha accettato 6.300 trasferimenti per via degli obblighi del trattato di Dublino. Numeri molto bassi rispetto alle effettive richieste avanzate al nostro Paese dagli altri paesi Ue. Nel 2018 i Paesi che hanno avanzato il maggior numero di richieste, secondo i dati Eurostat, sarebbero Francia (26.650) e Germania (26.522), seguite da Svizzera (2.165) e Austria (1.886). Non tutte le richieste sono state e saranno però accettate. Spesso, infatti, molti paesi finiscono per farsi carico delle richieste di asilo dei migranti, in quanto le regole dei trattati stabiliscono un tempo massimo di sei mesi per sbrigare le pratiche di rimpatrio verso quello che è ritenuto il primo Paese di approdo. Dopo questo periodo il regolamento stabilisce che sia il Paese dove il migrante si trova a dover farsi carico dell’accoglienza. Eventualità, come evidenziano anche i numeri, che molto spesso avviene, favorita anche dal forte ostracismo tecnico e burocratico che i Paesi frontalieri, da cui i migranti sono sfuggiti, ergono. Nei dati diffusi da Politico, c’è da sottolinearlo, non viene specificato quando siano state avanzate queste richieste e quando cadranno in prescrizione.

 

 

(*) usiamo il termine migranti nella forma generica per indicare chi si sposta in un altro Paese

 

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