Poteva mai mancare il nome Amato durante una crisi di governo?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-07-14

Secondo un’indiscrezione di Repubblica, Massimo D’Alema avrebbe sondato con Giuseppe Conte e Matteo Salvini l’ipotesi Amato per un eventuale governo dopo Draghi

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Ogni volta che il governo in Italia vacilla si alza perentoria l’ipotesi Amato, espressione ripetuta talmente tante volte che sembra aver perso significato ma che in realtà implica la richiesta di disponibilità al presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato di ricoprire l’incarico di presidente del Consiglio. E l’attuale crisi di governo non fa eccezione: con lo scossone causato dal mancato voto del Movimento 5 Stelle sulla fiducia posta sul dl Aiuti, Mario Draghi – che si è detto indisponibile a mandare avanti un esecutivo senza i pentastellati e a un suo “bis” con una maggioranza diversa – potrebbe farsi da parte consegnando al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’onere di una decisione importantissima. Mattarella potrebbe chiamare proprio Giuliano Amato, secondo un’indiscrezione di Repubblica.

Poteva mai mancare il nome Amato durante una crisi di governo?

Artefice di questa “trama” sarebbe Massimo D’Alema, che avrebbe sondato la possibilità di formare un governo temporaneo sia con Giuseppe Conte che con Matteo Salvini. Ipotesi snobbata dal senatore Nicola Morra, che su Facebook ha commentato: “D’Alema starebbe sondando Conte e Salvini per capire se si possa fare nascere un esecutivo con Amato Presidente del Consiglio che ci porti alle elezioni a scadenza naturale della legislatura. D’Alema…Amato…Zombies si diceva? E qualcuno ha resuscitato questi testimoni del ‘900!”. Le alternative all’ipotesi Amato sono un nuovo governo tecnico, forse guidato dal ministro dell’Economia Daniele Franco, che si ponga come obiettivo quello di portare a casa la legge di Bilancio. Oppure un’opera di convincimento di Sergio Mattarella nei confronti di Mario Draghi ad ammorbidire le sue posizioni ed aprire a un esecutivo anche senza Movimento 5 Stelle: strada difficilmente percorribile vista la dichiarata indisponibilità della Lega a restare nella maggioranza. L’ipotesi di una permanenza dell’ex capo della Bce a Palazzo Chigi si fa sempre meno probabile, perché il Quirinale può chiedergli di tentare la via di una nuova fiducia, ma non può obbligarlo ad accettare un secondo mandato

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