Criptovalute e sport: non solo calcio, le monete digitali sempre più diffuse anche in F1

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-03-30

La diffusione dell’utilizzo delle nuove tecnologie nella vita di tutti i giorni è certificato da una crescente presenza delle criptovalute nelle campagne commerciali delle società sportive

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La diffusione dell’utilizzo delle nuove tecnologie nella vita di tutti i giorni è certificato da una crescente presenza delle criptovalute nelle campagne commerciali delle società sportive. E se fino a questo momento a far la voce grossa sono stati soprattutto i club di calcio -sono molteplici le sponsorship nel settore- da un po’ di tempo tale tendenza sembra aver coinvolto anche altre nicchie dello sport. Le scuderie di Formula1 rappresentano, ad esempio, un perfetto spaccato del fenomeno: ben otto team del circuito incassano denaro per accordi pubblicitari che prevedono l’esposizione dei brand dei progetti digitali; Crypto.com è addirittura diventato uno degli sponsor principali dell’intero mondiale grazie all’accordo siglato con Liberty Media.

Naturalmente, come già accaduto in altre occasioni, le polemiche non mancano: la Formula1 ha già vissuto una situazione simile in passato a causa della pubblicità del tabacco e, oggi come allora, c’è chi identifica le monete virtuali in un mezzo poco trasparente che ben si presta ad affari illeciti, contrapposto all’etica dello sport.

Tuttavia il vero punto di rottura tra i favorevoli allo sbarco delle nuove tecnologie all’interno del Circus e chi non vede di buon occhio questo deal è rappresentato dal mining di criptovalute. Come è ben noto, infatti, l’estrazione di token e i protocolli Proof of Work in generale hanno un notevole impatto sull’ambiente sia in termini di energia assorbita sia in termini di emissioni di anidride carbonica. La posizione dei vari team, come era lecito aspettarsi, è chiara: lo sviluppo tecnologico è un processo che non si può fermare e non vi è alcun motivo per cui la Formula1 e lo sport in generale debbano estraniarsi da un percorso evolutivo.

E dello stesso parere sono gli esperti di criptovaluta.it, portale di riferimento per chi investe nel settore dei crypto asset, che sottolineano come anche nel mondo delle valute virtuali si inizi a prender coscienza del problema dell’eco-sostenibilità. Infatti, non solo i progetti di ultima generazione stanno adottando nuovi sistemi di validazione –Proof of Stake-, ma anche alcuni progetti di prima generazione sono in fase di conversione, come ad esempio il network Ethereum.

Criptovalute verso la regolamentazione negli Stati Uniti

 

Anche dal punto di vista normativo i vari Governi Centrali si stanno muovendo velocemente verso una regolamentazione del settore. Joe Biden ha appena firmato un ordine esecutivo per conferire alle Agenzie Governative l’incarico di analizzare le attività in asset digitali, che riguardano sia i consumatori sia gli investitori, al fine di far emergere il rischio legato al crescente utilizzo di criptovaluta -si stima un mercato di 1750 miliardi di dollari- e di valutare la possibilità di emettere un token degli Stati Uniti da affiancare alla valuta fiat.

L’iter di regolamentazione molto probabilmente non finirà direttamente sotto l’egida della sola Securities and Exchange Commission: anche se la SEC non ha mai nascosto l’interesse nei confronti di questo segmento di mercato per via dell’enorme capitalizzazione raggiunta nel corso degli anni, l’assetto normativo dovrebbe prevedere un’azione di concerto di più Agenzie. Così si evince dalle dichiarazioni rilasciate da Gary Gensler: il Presidente della Commissione recentemente si è detto lieto di iniziare a collaborare con altre Istituzioni per raggiungere importati obiettivi di policy pubblica.

Criptovalute: nuove norme anche in Europa?

 

Anche sul fronte Europeo, come evidenziato sul profilo twitter di Criptovaluta.it, si inizia a discutere di un processo condiviso di regolamentazione del settore delle criptovalute: la prima occasione per avere qualche aggiornamento su questo versante coinciderà con una riunione del Parlamento Europeo, fissata per metà Marzo, in cui quasi sicuramente verranno definiti esclusivamente i contorni del settore, senza intervenire per il momento in modo specifico da un punto di vista normativo. Uno dei pochi punti su cui si riscontra una certa convergenza è rappresentato dall’individuazione nell’ESMA dell’authority di riferimento anche per il mercato crypto.

 

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