COVID-19: la stretta per evitare il Lockdown 2

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-10-08

La parola d’ordine è “evitare un nuovo lockdown”. Sono le parole che da qualche giorno ripete il ministro della Salute Roberto Speranza e anche il presidente del Consiglio Conte parla di rigore per evitare misure più restrittive. Oltre all’obbligo di mascherina quali restrizioni potrebbero arrivare a breve?

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“Siamo in una fase nuova, con una risalita dei contagi” nella quale è necessario “più rigore” per evitare “in tutti i modi misure più restrittive per le attività produttive e sociali”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia la nuova stretta per evitare che l’Italia ripiombi nei mesi bui dell’emergenza Covid, con gli ospedali al collasso e la fila delle bare sui camion militari, e per tutelare la salute che “resta al primo posto” tra le priorità del governo: obbligo di indossare sempre la mascherina e attenzione massima anche nelle case, quando si è in compagnia di familiari e amici. Quali potrebbero essere le altre misure in arrivo?

COVID-19: la stretta per evitare il Lockdown 2

La parola d’ordine è “evitare un nuovo lockdown“. Sono le parole che da qualche giorno ripete il ministro della Salute Roberto Speranza: «Lavoriamo giorno e notte per evitare un nuovo lockdown nazionale. Il contagio cresce ed è necessario alzare la soglia di attenzione». In questo senso va inquadrato, secondo quanto spiega al Corriere della Sera Alberto Villani, presidente della società italiana di pediatria e membro del CTS: «Beh, sì. Si può fare di più.
L’obbligo di indossare la mascherina all’aperto è un richiamo. Non importa se scientificamente ha senso oppure no. È un segnale di attenzione per noi stessi e per la comunità». Quello che deve preoccupare, spiega il Messaggero, è il tasso di crescita dei contagi:

Ciò che deve preoccupare oggi è la tendenza, soprattutto perché, gradualmente, inizia ad assomigliare – sia pure in formato ridotto – a quella della Francia e della Spagna. Per capirlo non bisogna limitarsi ai confronti giornalieri, poco significativi, ma privilegiare quelli settimanali. Bene, negli ultimi sette giorni in Italia abbiamo avuto 19.019 nuovi infetti, la settimana precedente erano stati 12.324, significa che c’è stata un’accelerazione: la velocità di crescita è aumentata del 54 per cento e non va bene. In parallelo, corrono anche gli altri indicatori: nell’ultima settimana ci sono stati 57 nuovi ricoveri per Covid in terapia intensiva e 735 negli altri reparti; nei sette giorni precedenti quei numeri erano più bassi, rispettivamente 36 e 390. Significa che siamo alla saturazione degli ospedali? No, anche se alcune regioni come la Campania destano preoccupazione, però bisogna sempre vigilare sulla tendenza, perché gli interventi vanno messi in campo prima che sia troppo tardi, prima che la valanga vada fuori controllo. Per essere più chiari: oggi il numero dei ricoveri è sostenibile, ma se la crescita continua a questi ritmi i problemi arriveranno, tenendo conto che il tasso di occupazione delle terapie intensive fa scattare l’allarme quando arriva al 30 per cento (in Italia operativi ci sono oltre 7.000 posti, ma teniamo conto che non esistono solo pazienti Covid).

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La mascherina va indossata non solo nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, come già in passato, ma più in generale nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e anche in tutti i luoghi all’aperto. Si fa eccezione, “sia in luogo chiuso che all’aperto, nei casi in cui, per le caratteristiche del luogo o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi”: se si sta da soli o con il coniuge in montagna o in campagna l’obbligo decade, se si sta in una strada di città dove passano poche persone invece è valido. Il passo ulteriore è stato regolamentare le misure che possono adottare le regioni: potranno essere più restrittive e dovranno essere in accordo con il ministero della Salute. Sempre con il mantra “evitiamo un nuovo lockdown”, come spiega il ministro per gli Affari Regionali Boccia al Corriere: «Sta reggendo, sì. Ora siamo con i motori al massimo, stiamo consentendo al Paese di vivere con il Covid che circola e con dieci milioni di persone che ogni mattina dalle 7 alle 8 si mettono in movimento. Poi, come tutti sanno, le Regioni hanno i poteri per intervenire chiudendo singole aree quando ci sono focolai e criticità. Ma ora pensiamo a rispettare le regole»:

«D’ora in poi le Regioni potranno adottare misure più restrittive rispettoaquelle adottatealivello nazionale e saranno limitate nelle misure di allentamento, lo potranno fare solo d’intesa con il ministro della Sanità». Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, delimita così il perimetro d’azione dei governatori durante il periodo di emergenza Covid, prorogato fino al 31 gennaio 2021. Nessuna deroga non concordata con il ministro dell Salute, è dunque la linea ribadita anche nell’incontro tra Conte, i ministri per gli Affari Regionali e della Salute, Francesco Boccia e Roberto Speranza, conigovernatori. «Abbiamo ritenuto opportuno e necessario recuperare quel rapporto tra Stato e Regioni che avevamo costruito nella fase più dura», spiega il premier

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Ma altre misure potrebbero arrivare a breve, a meno di un’inversione di tendenza che ora sembra inverosimile. Si pensa, spiega il Messaggero, a restrizioni che vanno dalla chiusura anticipata di bar e ristoranti a nuovi limoti per gli assembramenti:

Il premier e il ministro della Salute hanno deciso che era preferibile «evitare drammatizzazioni» e che l’opinione pubblica cominciasse «a metabolizzare» il nuovo giro di vite. Che arriverà presto, ameno di sorprese positive al momento «purtroppo inimmaginabili», secondouna fontechecura ildossier. «Guardate cosa accade in Francia, inSpagna,Belgio,GranBretagna, lì sono arrivati ai dati del lockdown più duro ed è impossibile che da noinonaccada lostesso». Così in Consiglio dei ministri è cominciata la discussione sulle nuove misure. E’ stata ipotizzata a partire dal 15 ottobre (se non prima) – con la contrarietà di Bellanova e Bonetti preoccupate «per le ricadute economiche su un settore già duramente colpito» – la chiusura di bar e ristoranti dopo le 22 o le 23 per fermare la movida. Nel menu delle nuove strette c’è poi un nuovo limite agli assembramenti, anche in case private. E la riduzione del numero di partecipanti agli eventi e alle feste private e pubbliche: attualmente è di 200 al chiuso edimilleall’aperto

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