Il leghista che si lamenta di essere stato trattato da immigrato clandestino in Cina

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-10

Costantino Eretta, vice sindaco leghista di Sarzana in provincia di La Spezia, era partito mercoledì 6 novembre scorso alla volta della Cina per illustrare i prodotti nostrani. Ma all’arrivo non aveva il passaporto. E allora…

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Costantino Eretta, vice sindaco leghista di Sarzana in provincia di La Spezia, era partito mercoledì 6 novembre scorso alla volta della Cina, insieme al sindaco del centro lunigianese di Mulazzo Claudio Novoa  alla volta dei centri di Wenzou e Lishuy, e con in programma le tappe di Haya e Bohai per illustrare alle municipalità locali i prodotti di casa nostra , affidati da diverse aziende della zona val di Magra-Lunigiana. All’arrivo all’aeroporto di Pechino, dopo quasi 30 ore complessive di viaggio è stato rispedito indietro a Sarzana.

Il leghista che si lamenta di essere stato trattato da immigrato clandestino in Cina

La storia la racconta il Secolo XIX, che spiega come Eretta sia stato rispedito indietro perché non ha esibito il passaporto: «All’arrivo il documento era sparito e non so dire se sia andato perduto o mi sia stato rubato. Ho subito fatto presente la cosa alle autorità locali e mentre la nostra delegazione partiva con tutti gli altri membri per rispettare il programma (prima di arrivare a Roma raccolti a Prato personalità cinesi, ndr), ero convinto di risolvere denunciando lo smarrimento del passaporto, ho mostrato la lettera di invito del governo cinese, pensavo di raggiungere il gruppo in un secondo momento». Ma non è andata così: «Sono stato trattato come un clandestino, nessuno che parlasse un inglese accettabile o mi spiegasse perché non si volesse risolvere il problema – dice – Confinato in area dogana 15 ore, osservato dalle guardie, costretto a chiedere il permesso per recuperare da bere, mangiare e andare in bagno».

costantino eretta

Subito dopo, racconta il vicesindaco, nonostante il contatto con il ministero degli Esteri a Roma e il consolato italiano a Pechino la Cina lo ha espulso mettendolo su un aereo diretto a Milano, dove ad attenderlo ha trovato la polizia. «Ho chiesto un appuntamento immediato con l’ambasciata cinese a Roma – conclude sul Secolo XIX – e sto interessando la Lega, ma faccio un appello a tutti gli schieramenti affinché si lavori perché un italiano in situazione analoga non subisca più quello che ho subìto io». Già.

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