Così l’Italia non spende 3,6 miliardi di fondi UE

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-02-23

Lontani dagli obiettivi di spesa molti programmi nazionali gestiti da ministeri e alcune regioni. Si rischia il taglio

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L’Italia deve spendere entro il 31 dicembre 2018 3,6 miliardi di fondi UE, quelli che sono stati assegnati con la programmazione che va dal 2014 al 2020 attraverso i due strumenti dell’Unione, ovvero il Fondo Europeo per lo sviluppo regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo. Se non ci riuscirà, spiega oggi Il Sole 24 Ore in un articolo a firma di Giuseppe Chiellino, scatterà la tagliola del disimpegno automatico in base alla “regola N+3”: se entro tre anni dall’impegno di spesa indicato dalla regione o dal ministero che gestisce fondi strutturali non è stata presentata la domanda di pagamento alla Ue, Bruxelles “cancella” automaticamente (salvo alcune eccezioni) la relativa quota di finanziamento. Nell’infografica pubblicata dal quotidiano economico la distanza che separa i programmi regionali e nazionali dall’obiettivo di spesa: ci sono regioni virtuose come il Piemonte  e ministeri efficienti come il MISE, e regioni non esattamente virtuose come la Sicilia (oltre alle province autonome) e ministeri meno efficienti come quello dell’Interno.

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L’Italia e i fondi UE (Il Sole 24 Ore, 23 febbraio 2018)

I dati, ottenuti con enorme difficoltà, sono considerati “sensibili” nel timore – è stato detto – di strumentalizzazioni elettorali. Un timore infondato, a giudicare dal peso che la politica di coesione europea ha nel dibattito e nei programmi dei partiti, nonostante l’annuncio di tagli per la prossima programmazione 2021-2027 che quasi certamente colpiranno anche l’Italia.

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