Economia
Così la crisi ha cancellato il lavoro al Sud
neXtQuotidiano 17/12/2016
Nel 2015 al Centro-Nord 300 mila occupati in più rispetto al 1977. Il Mezzogiorno ne ha persi 600 mila
La Stampa pubblica oggi questa infografica a corredo di un articolo di Linda Laura Sabbatini che spiega come al Sud la crisi abbia cancellato il lavoro, e nel meridione in questi anni la povertà assoluta ha raggiunto il 10%, contro il 6,7% del Nord. Le famiglie operaie sono colpite in egual misura, ma hanno caratteristiche diverse:
Oltre che trasversale, la crisi è stata anche selettiva, colpendo più il Sud del Nord. La forbice si è ampliata e il peggioramento è stato più forte proprio per chi stava peggio. La grave situazione del Sud si protrae da molti anni e ora ha conosciuto una discontinuità di segno negativo. Due fenomeni hanno agito in combinazione, producendo l’ulteriore aggravamento del Sud durante la crisi: la mancata crescita dell’occupazione femminile e il lungo declino di quella maschile. All’indomani della crisi degli Anni 90, l’occupazione femminile comincia a crescere dal 1995, proseguendo fino al 2008. Si tratta di un incremento di 1 milione 713 mila lavoratrici, non poche per quegli anni, che ha riguardato tutti i tipi di lavoro, ma soprattutto nel Centro-Nord. Il Sud ha raccolto le briciole della crescita e non è riuscito a sfruttare questa nuova opportunità: solo 300 mila occupate in più.
E se l’occupazione femminile non è decollata, rimanendo intorno a valori del 30%, quella maschile è peggiorata. Nel 2015, a fronte di un Centro-Nord con oltre 300 mila occupati in più rispetto al 1977, il Sud si presenta con 600 mila occupati in meno. A ciò si aggiunga il forte depauperamento di capitale umano determinato dalla fuoriuscita di numerosi giovani e adulti trasferitisi nel Centro-Nord. Una migrazione di cui poco si è parlato, che ha riguardato, secondo l’Istat, 1 milione 600 mila persone in quindici anni, per il 60% dai 20 a 45 anni di età. Una migrazione che ha inciso anche sulla fecondità, che ha raggiunto nel Sud i livelli più bassi del Paese perché meno giovani significa meno figli, e meno lavoro si traduce in minori possibilità di mettere su famiglia.