Così il Movimento 5 Stelle vuole togliere potere agli iscritti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-09-05

Uno statuto modificato senza coinvolgere gli iscritti o i portavoce eletti, votazioni mai partite per ratificare le modifiche ed ora la proposta di eliminare il ricorso contro le espulsioni per non far votare online gli iscritti. Il Cinque Stelle è sempre più un partito tradizionale, ma senza gli organi di rappresentanza interna il potere è nelle mani di Grillo, di Casaleggio Jr e del Direttorio

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Espulsioni nel Movimento 5 Stelle, il vento sta cambiando? A quanto pare, in nome del garantismo e della trasparenza il partito di Beppe Grillo starebbe valutando di modificare la procedura per le espulsioni degli attivisti e soprattutto dei portavoce, ovvero quegli esponenti del Cinque Stelle che ricoprono una carica istituzionale. Le modifiche al non statuto e al regolamento del Movimento avrebbero dovuto essere oggetto di una votazione online aperta agli iscritti che si sarebbe dovuta aprire a fine luglio (e concludere a fine settembre) della quale però si sono perse le tracce.

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Il titolo del Messaggero di oggi sulle modifiche al regolamento

La fine della democrazia diretta?

Allo stesso tempo non sono mai state rese note ufficialmente quali modifiche sarebbero state introdotte, né è stato chiarito che tipo di votazione avrebbe dovuto essere: una mera ratifica del nuovo regolamento oppure tutte le modifiche sarebbero state votate singolarmente? Aspetto non secondario all’epoca era anche capire chi aveva pensato le modifiche e di conseguenza perché non sono state discusse dall’assemblea degli iscritti. Un’assemblea nazionale che guarda caso anche Federico Pizzarotti, da tempo sospeso sull’orlo dell’espulsione, qualche giorno fa chiedeva venisse convocata. Ma che naturalmente né Grillo né Davide Casaleggio hanno intenzione di indire.
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Stando ad alcune voci riferita dal Messaggero ora il Movimento si starebbe apprestando a togliere la possibilità di ricorso al voto sulle espulsioni. Fino ad oggi infatti sulla materia è rimasto in vigore il regolamento emanato da Beppe Grillo due anni fa che stabiliva il funzionamento del provvedimento di espulsione. Ad oggi una volta ricevuta una segnalazione lo Staff del Blog (su incarico di Grillo stesso) dispone la sospensione dell’iscritto (è il caso di Pizzarotti) contestandogli – via mail – la violazione del regolamento e concedendo dieci giorni di tempo per la presentazione di eventuali controdeduzioni. Trascorso tale termine Grillo può decidere se accogliere l’istanza presentata dall’iscritto oppure se procedere con l’espulsione. L’espulso ha comunque la possibilità (entro dieci giorni dall’espulsione) di presentare ricorso che verrà esaminato da un comitato di garanti eletto dagli iscritti su proposta dello stesso Grillo (che non solo decide delle espulsioni ma anche della nomina degli organi di garanzia). È il famoso “mini direttorio” composto da Vito CrimiRoberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri. I tre garanti hanno il potere di confermare o annullare la decisione di espellere un iscritto. Ma qualora venisse annullata la decisione di confermare o meno l’espulsione viene rimessa nelle mani dell’Assemblea mediante votazione online sul sito di Grillo:

Se il comitato d’appello ritiene sussistente la violazione contestata, conferma l’espulsione in via definitiva. Se il comitato d’appello ritiene insussistente la violazione contestata, esprime il proprio parere motivato al capo politico del MoVimento 5 Stelle, che se rimane in disaccordo rimette la decisione sull’espulsione all’assemblea mediante votazione in rete di tutti gli iscritti, la quale si pronuncia in via definitiva sull’espulsione.

Questa procedura vale in teoria sia per gli iscritti che per i portavoce eletti, per i quali però sorgono ulteriori problemi vista la posizione che ricoprono. Nel caso degli eletti infatti la procedura utilizzata fino ad ora per i parlamentari espulsi dal Movimento è stata quella di chiedere – mediante una votazione online – agli iscritti di ratificare o meno un procedimento d’espulsione discusso in prima istanza dai parlamentari del M5S. A quanto pare ora invece, anche per far fronte ad una serie di questioni delicate (gli avvisi di garaniza a Nogarin e Lemmetti a Livorno, quello a carico di Pizzarotti a Parma, e soprattutto le vicende romane attorno all’assessore Paola Muraro) Grillo e Casaleggio starebbero valutando la possibilità di togliere la possibilità di ricorso al voto sulle espulsioni, questo di fatto significa che gli iscritti non verranno più coinvolti nelle decisioni riguardanti le espulsioni che verranno decise invece dal Direttorio o dal comitato d’appello. Di fatto è quello che sta già succedendo, è infatti Grillo a decidere se derogare o meno il principio che vuole che l’avviso di garanzia comporti l’espulsione automatica. Togliendo il voto finale si toglie di fatto la possibilità agli iscritti di fare sentire il loro parere sull’argomento. Non è chiaro se queste eventuali e non meglio precisate modifiche andranno ad intervenire anche sulla possibilità di recall di un portavoce eletto da parte della base. Di sicuro il Movimento sta cambiando, scoprendosi garantista (ovviamente quando conviene) e sta prendendo finalmente atto che di per sé un avviso di garanzia non equivale ad una condanna definitiva. Del resto i continui appelli alla calma e a “studiare le carte” ogni volta che un esponente del M5S viene indagato hanno lo scopo di allontanare sempre di più le decisioni importanti dalle mani (e dai mouse) degli iscritti concentrandole negli organi decisionali del Movimento. Che nonostante i proclami di Grillo sta diventando sempre di più un partito “normale”. Il che non è necessariamente una cosa sbagliata, ma che fine farà la tanto decantata democrazia diretta? Già le richieste di ratifica sono quanto più distante ci sia dal processo decisionale della democrazia diretta, tolte quelle cosa resta?
 
 

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