Così hanno fottuto Boris Johnson

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-01

La moglie di Michael Gove e le sue mail sull’ex sindaco di Londra incastrano il simpatico cazzaro che fa a gara a chi le spara più grosse con Farage

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Ieri Boris Johnson ha annunciato che non si candiderà alla guida dei Conservatori e quindi non sarà lui il prossimo premier del Regno Unito. A eliminare l’ex sindaco di Londra ci ha pensato per primo Michael Gove che è il vero vincitore di questa mano. Ha giurato e spergiurato appoggio a Boris Johnson fino a ieri a mezzogiorno quando all’improvviso ha detto: eccomi qua, mi candido. «Ho capito che Boris non è capace di guidare il Paese». Tradimento di alta scuola, forse con lo zampino di David Cameron. Il Corriere della Sera ci spiega oggi come Boris Johnson è stato fottuto:

Boris Johnson paga la sua sete di protagonismo, uno showman. E soltanto uno showman poteva infliggergli il colpo fatale. Come e perché andiamo a scoprirlo. Michael Gove quando aveva vent’anni e frequentava l’università a Oxford (lettere) sembrava già un cinquantenne (di anni ne ha 48) «intrappolato in un corpo da ventenne», parola dei suoi ex compagni. Belle maniere e ingessato nella divisa da tory. Cervello finissimo. «Ideologicamente il più anfibio che ci sia a Westminster», lo giudica il liberaldemocratico Chris Huhne ex suo collega di governo. Per sintetizzare: uno, Michael Gove, che non strilla, cocciutamente difende il suo credo e mente con classe. È scozzese, nato a Edimburgo. Abbandonato dalla madre che aveva 4 mesi, adottato da una famiglia povera di Aberdeen.

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Come nei grandi classici, Fabio Cavalera ci spiega: cherchez la femme

Il suo curriculum è denso (deputato, ministro dell’educazione, ministro della giustizia) ma conta una cosa ai nostri fini post Brexit: l’incontro di Gove con Sarah Vine, columnist del Times prima e del Daily Mail dopo. Sua moglie, signora che tiene parecchi attributi e che è all’origine della disgrazia di Boris Johnson. Veniamo ai giorni che ci interessano. Gove è partito come sparring partner di Boris. «Lo sosterrò per la leadership». Boris, tronfio e sicuro, ha marciato convinto. «Sono arrivato alla conclusione che Boris non poteva garantire la leadership di cui abbiamo bisogno».
Ecco il Michael Gove in ultima versione, giovedì a mezzogiorno. In mezzo c’è la moglie, Sarah, che di Boris ha sempre avuto naturale sospetto e antipatia. Sarà un caso ma nel pieno della corsa sono uscite le email di Sarah al marito: «O ti mette per iscritto le garanzie contro gli immigrati o niente. Non fidarti». Lo ha spinto e convinto. E così è finita la storia di Boris, showman impallinato. Ed è cominciata la storia di Michael Gove, bounty killer. Oltre che showman di sperimentata abilità. Aveva lavorato, da giovane giornalista a Channel 4 e aveva partecipato a una commedia di successo. Titolo? «Una pugnalata nel buio». Proprio così. Povero Boris, se lo era dimenticato.

Tory, Tory, Tory!

Non si deve “andare contro la corrente della Storia ma seguire quella corrente nel flusso e navigare verso la fortuna”, ha detto Johnson, precipitando in una dramma shakesperiano la corsa alla leadership del partito e del paese nel percorso che lo condurra’ fuori dall’Unione europea. E, d’altronde, le parole usate da Johson, cultore del Bardo, somigliano tanto a quelle di Bruto nel ‘Giulio Cesare’: “C’e’ una corrente nelle cose degli uomini che, colta al flusso, conduce alla fortuna”. Poi ha presentato l’agenda di ciò che dovrebbe fare il nuovo leader, che, ha aggiunto, “considerate le circostanze in Parlamento, non posso essere io” La battaglia vede competere adesso il ministro del Lavoro, Stephen Crabb; l’ex ministro della Difesa Liam Fox; il ministro dell’Energia, Andrea Leadsom; il ministro dell’Interno, Theresa May e il ministro britannico della Giustizia, Michael Gove, che dopo aver ‘tradito’ David Cameron schierandosi per la Brexit, lo ha rifatto con Johnson, del quale era sodale.

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L’infografica del Corriere della Sera sui cinque candidati leader dei Tory

“Sono arrivato, malvolentieri, alla conclusione – ha detto – che Boris non ha la capacita’ di leadership o di costruire la squadra necessaria per i compiti che abbiamo davanti. Quindi ho deciso di avanzare la mia candidatura”. “Voglio un dibattito aperto e positivo sul percorso che ora prenderà il Paese”, ha sottolineato, assicurando che rispettera’ “qualsiasi verdetto”. Gove è uno dei due duellanti con piu’ possibilita’ di successo, ma dovra’ vedersela con May, che, nonostante fosse impegnata con il Remain, ha affermato di voler rispettare il risultato delle urne: “Brexit significa Brexit”, ha precisato. “Dopo il referendum della scorsa settimana, il nostro Paese ha bisogno di una leadership forte che ci guidi in questo periodo di incertezza economica e politica e che negozi i migliori termini possibili per uscire dall’Ue”, ha aggiunto. Il ministro dell’Interno ha riconosciuto il merito di Cameron nell’aver consentito ai conservatori di tornare al potere dopo diversi anni di governo laburista. May ha poi spiegato che istituira’ un dipartimento, guidato da un ministro, che si occupera’ solo del negoziato con l’Ue e ha chiarito che non ci saranno elezioni fino al 2020. C’è molto lavoro per i bookmakers da qui all’elezione del capo dei tories. Per Paddy Power le probabilita’ di ascesa per per May sono del 62% (quotata 8 a 13); per Gove il 27% (11 a 4).

Leggi sull’argomento: Boris Johnson: il bugiardo patologico che non sa quello che vuole (a parte fregare gli elettori)

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