Cosa succede se Facebook pesta i piedi alle drag queen

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2014-09-26

La decisione di Palo Alto di far rispettare la policy sul nome reale ha messo in agitazione la comunità americana. Che adesso medita di abbandonare il social. Per rifugiarsi su un nuovo network

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Quest’anno Facebook ha festeggiato dieci anni di vita e tutti gli utenti con lui, ma Facebook non è degli utenti, Facebook è di Mark Zuckerberg. Però Facebook è fatto dagli utenti che ogni giorno entrano in ufficio e invece che lavorare iniziano a postare foto di cosa hanno mangiato la sera prima. I vari sono il datore di lavoro di me stesso che hanno studiato all’università della strada dovrebbero rendersi conto che stanno lavorando per Facebook. Qualche giorno fa alcuni utenti hanno iniziato una protesta nei confronti del social bianco e blu perché applicherebbe in modo troppo severo (e velatamente intollerante) le proprie policy aziendali riguardanti alcune categorie di utenti per i quali l’identità individuale è al centro di un processo di costruzione (e ricostruzione) più complesso: le drag queen.
 
COSTRUIRE L’IDENTITÀ SU INTERNET
Il problema dell’identità su Internet e in particolare sui social network è una vecchia questione. Certo, è vero che su Internet nessuno sa chi sei e un vecchio meme dice On the internet nobody knows you’re a dog e che quindi la Rete ci dà la possibilità di impersonare differenti aspetti della nostra personalità dando a ciascuno un’identità con la quale interagire con altri individui, liberando a volte aspetti che volutamente vogliamo tenere nascosti ma che sono al tempo stesso una parte del nostro essere.
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Ed è anche vero che Facebook ha una policy molto restrittiva per quanto riguarda i nomi che è possibile usare sul sito, e tutti gli utenti devono sottoscrivere un accordo in cui si impegnano a rispettare le regole del sito, questo perché:

Facebook è una comunità in cui le persone usano le proprie identità reali. È necessario che tutti forniscano i propri nomi reali, in modo che ogni utente sappia sempre con chi si connette. Questo contribuisce a salvaguardare la sicurezza della nostra comunità.

Essere veri, essere reali è per Facebook ciò che sta a fondamento della comunità cui ci  promette di avere accesso una volta effettuato il login. Essere veri, essere reali è ciò che consente a Facebook di guadagnare denaro tramite la vendita di ads mirati in base a target ben definiti. Il nome da usare pertanto dovrà essere “quello reale come indicato nella tua carta di credito, nella tua patente o nel tuo libretto di studi” perché è vietato “fingere di essere una persona o un oggetto diversi“. La veridicità delle informazioni fornite è IL valore principale per Facebook, ma cosa succede quando la vera identità di un utente non coincide con quanto riportato sui documenti? Chi è più reale, chi dico di essere o cosa è scritto su un documento che lo stabilisce per me?
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IL VERO NOME DI SISTER ROMA? SISTER ROMA
Mercoledì Facebook ha iniziato a fare rispettare questa regola bloccando i profili di alcune drag queen fino a che non avessero aggiornato il loro profilo con il loro nome reale. Una delle drag colpito dal “provvedimento disciplinare” è però Sister Roma una nota drag queen e performer attivista dei diritti LGBTQ dell’area di San Francisco. Sister Roma è stata costretta ad aggiornare il proprio profilo Facebook utilizzando il proprio nome reale: Michael Williams. Sister Roma ha dichiarato:

Facebook ha effettuato automaticamente il logout e mi ha detto che il mio account era stato sospeso perché non stavo utilizzando il mio vero nome. Mi è stato chiesto di utilizzare il mio vero nome e sono stata costretta a cambiare il nome sul mio profilo, in accordo a quello che appare sulla mia carta d’identità.

La procedura cui è stata sottoposta Sister Roma è la procedura standard usata da Facebook per la verifica dell’identità, ma questo non ha fermato Sister Roma (presente sul sito dal 2008) che ha invitato i suoi contatti a cambiare la foto profilo per solidarizzare con la lotta per l’identità delle drag queen utilizzando l’hashtag #mynameis

La foto profilo di Sister Roma (fonte: facebook.com)
La foto profilo di Sister Roma (fonte: facebook.com)

Facebook si è giustificato come al solito, dicendo che in genere in questi casi agisce in base alle segnalazioni giunte da parte di altri utenti (in effetti il tumblr Real Name Police raccoglie segnalazioni di profili falsi ma è nato dopo la polemica di Sister Roma) ed invitando chi vuole utilizzare uno stage name ad aprire una pagina fan invece di utilizzare il proprio profilo personale. Ma Sister Roma non ci sta perché considera la mossa di Facebook decisamente discriminatoria nei confronti dei diritti della comunità LGBTQ ed anche di tutte quegli utenti che non sono in possesso di una  forma riconosciuta di identificazione.
L'appello lanciato da Sister Roma
L’appello lanciato da Sister Roma

Sister Roma ha anche creato un’infografica che spiega i motivi per cui una persona sceglie di non utilizzare il proprio vero nome su Facebook, spesso infatti non è un vezzo ma una vera necessità come dimostra anche il caso dell’avvocatessa Samira al Nuaimy torturata e uccisa per aver criticato su Facebook i jihadisti.
L'infografica pubblicata da Sister Roma su Facebook
L’infografica pubblicata da Sister Roma su Facebook

FACEBOOK NON VERIFICA L’IDENTITÀ
Come ha fatto notare Hamm Samwich un’altra drag queen che ha scritto una lettera aperta sull’Huffington Post il problema del nome per una drag queen è la questione centrale, ed è vero si che a volte i nomi sono eccessivamente volgare e volutamente provocatori, ma questo fa parte di quelle “parasitic identities” che sono agite dalle drag queen. Quindi la questione sollevata dal modo in cui Facebook fa rispettare la sua policy circa l’identità degli utenti non vanno sottovalutate perché anche la comunità drag è una comunità (come quella che Facebook vuole creare) dove le persone utilizzano le proprie vere identità perché la persona drag non è meno reale delle altre personae degli altri individui. Il vero aspetto cruciale sta anche nel fatto che Facebook non chiede di verificare la carta d’identità (cosa che privatamente si potrebbe fare) ma impone semplicemente un cambio del nome, e non ha modo di verificare (non chiedendo documenti) che il nome scelto corrisponda veramente al nome reale,
 
TUTTI SU ELLO
Cosa resta da fare? Alcuni attivisti hanno proposto di abbandonare in massa Facebook per rifugiarsi su un nuovo social: Ello. Un social network su invito dove non verrebbero poste restrizioni all’uso di nomi e alla creazione e manipolazione della propria identità individuale, come spiega il creatore del sito Paul Budnitz:

Nessuno è obbligato a usare il proprio “vero nome” per stare su Ello. Incoraggiamo le persone a essere qualsiasi cosa vogliano.

Probabilmente non vedremo diaspore in massa da Facebook, Ello è ancora troppo piccolo per poter essere la platea della quale performer come le drag queen hanno bisogno ma senza dubbio il fatto che possa esistere un social network dove poter inventare sé stessi è incoraggiante.
 
 

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