Cosa succede ai ballottaggi con l'Italicum

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-21

Un sondaggio di Nando Pagnoncelli pubblicato sul Corriere della Sera ci spiega oggi come si dividerebbe l’elettorato nella scelta tra due candidati. E le chance di Salvini, Grillo e Berlusconi nella vittoria finale contro Renzi

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Al ballottaggio il Pd si affermerebbe di misura sul M5S: 51,2% contro il 48,8%. Batterebbe anche la Lega da sola. Ma perderebbe contro il centrodestra unito in un’unica lista. Questo è cosa succede ai ballottaggi con l’Italicum secondo una simulazione pubblicata oggi da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera. Il ballottaggio — che l’Italicum, con formula inedita, prevede tra i partiti — ha luogo quando nessun candidato ottiene la maggioranza necessaria all’elezione con l’Italicum: in questo modo si pongono gli elettori di fronte alla scelta tra i due candidati che al primo turno hanno ottenuto il maggior numero di voti, come nella legge per i comuni. Dal 1993 l’elezione dei sindaci nei Comuni con almeno 15.000 abitanti avviene tramite ballottaggio fra i due nomi più votati e il secondo turno si tiene 14 giorni dopo il primo voto.
 
COSA SUCCEDE AI BALLOTTAGGI CON L’ITALICUM
È importante notare che con i numeri odierni ad andare al ballottaggio sarebbero il candidato del Partito Democratico e quello del MoVimento 5 Stelle. In questo caso gli elettori di centrodestra, come è successo in effetti in tanti comuni a cominciare da Parma, si orienterebbero sul candidato grillino pur di non far vincere quello del centrosinistra o del Partito Democratico. Così come è interessante notare che l’estrema sinistra si spaccherebbe a metà tra Renzi e i grillini. Spiega Pagnoncelli:

Al momento si tratta di Partito democratico e Movimento 5 Stelle e il primo si affermerebbe di misura: 51,2% a 48,8%. È interessante osservare il comportamento degli elettori dei partiti esclusi dal ballottaggio. Oltre la metà dei leghisti (55%) voterebbe per il movimento di Grillo, il 37% sarebbe propenso ad astenersi e l’8% sceglierebbe il Pd. Diverso il comportamento degli elettori di Forza Italia, il 60% dei quali si asterrebbe, uno su quattro voterebbe per il M5S e il 15% per il Pd. Sembrano davvero lontani i tempi in cui, grazie anche al patto del Nazareno, i berlusconiani risultavano attratti da Renzi. L’elettorato di sinistra si divide quasi a metà: 50% per il Pd e 45% per il M5S; Area popolare per il 70% voterebbe per il Pd mentre Fratelli d’Italia si dividerebbe tra il M5S (50%) e l’astensione (42%). Da ultimo, gli indecise e astensionisti al primo turno si riducono e propenderebbero in misura leggermente superiore per il movimento di Grillo (23%) rispetto al Pd (20%).

Vista anche la scarsa differenza tra i due schieramenti, oggi bisogna anche considerare che mentre il candidato del centrosinistra dovrebbe essere proprio Renzi, non si sa chi sarebbe il candidato del MoVimento 5 Stelle a presidente del consiglio al momento del voto: e la persona potrebbe portare a spostare voti da una parte o dall’altra al momento del voto.


SE AI BALLOTTAGGI ARRIVA IL CENTRODESTRA O LA LEGA
Ma cosa succederebbe se ai ballottaggi arrivassero invece il centrodestra o la Lega? Spiega Pagnoncelli che ad oggi si tratta di simulazioni ipotetiche, visto che la Lega non è ancora il secondo partito d’Italia – e chissà se arriverà ad esserlo per il periodo delle elezioni – e d’altro canto il centrodestra non è ancora riunito in un’unica formazione e non ha espresso un solo candidato.

Nel primo caso il Pd si affermerebbe in misura molto netta sulla Lega: 61,5% contro 38,5%. I grillini opterebbero, nell’ordine, per l’astensione (42%), Lega (33%) e Pd (25%); gli elettori di Forza Italia voterebbero prevalentemente, ma non in modo compatto, per la Lega (60%), come pure gli elettori di Fratelli d’Italia (68%), mentre quelli di sinistra e di Area popolare — i primi prevedibilmente, i secondi un po’ meno — propenderebbero in misura massiccia per il Pd (rispettivamente 95% e 75%). Nel secondo caso il centrodestra vincente sul Pd 53,5% a 46,5%, in virtù di un voto molto coeso (tra l’85 e il 95%) degli elettori di Forza Italia,Lega e Fratelli d’Italia. Al contrario i sostenitori di Area popolare voterisulterebbe rebbero più per il Pd (60%) che per il centrodestra unito (35%). Anche in questo caso la maggioranza dei grillini (55%) si asterrebbe mentre gli altri privilegerebbero sia pure di poco il Pd (25%) sul centrodestra(20%).

Insomma, in questo caso cambierebbero molto le cose e gli spostamenti dei voti sono significativi: lo spostamento di voti dai grillini alla Lega testimonia che tra i due partiti oggi c’è molta concorrenza nella conquista del voto popolare e lo testimoniano le posizioni prese su temi caldi come l’immigrazione. D’altro canto un centrodestra moderato dovrebbe comunque spostarsi a destra, a parole in campagna elettorale e con la politica dopo la vittoria, per conquistare i voti dei salviniani all’eventuale ballottaggio. Con il risultato di avere un’Italia più a destra, più populista e più xenofoba di quella di oggi. Il che è tutto dire.

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