Cosa (non) ha capito Carla Ruocco sul CETA

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-27

Secondo la deputata del M5S il CETA favorirà la vendita del falso agroalimentare made in Italy. In realtà è vero il contrario. Vediamo perché

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La deputata del MoVimento 5 Stelle Carla Ruocco ha lanciato l’allarme sul CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) il trattato di libero scambio siglato tra Unione Europea e Canada che è stato approvato dal Parlamento Europeo il 15 febbraio. Secondo la Ruocco il CETA è un “pericolosissimo cavallo di Troia che metterà a rischio le imprese nostrane e il MADE IN ITALY, perché non avranno mezzi economici per opporsi allo strapotere delle lobby finanziarie e delle multinazionali”. Il rischio infatti, che per la deputata a Cinque Stelle è molto concreto, è l’aumento delle contraffazioni dei prodotti tipici italiani.
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Per rendere più comprensibile la spiegazione la Ruocco posta anche un video tratto da La Gabbia che però riguarda una serie di prodotti falsi che non provengono tutti dal Canada (ad esempio c’è il pecorino Cinese fatto con latte di vacca, il Parmesan americano e così via). La falsificazione dei prodotti agroalimentari esiste ed è un problema serio che causa notevoli danni economici al settore, però la questione che la Ruocco non ha compreso è che il CETA non favorisce affatto la contraffazione del prosciutto crudo di Parma o di altre eccellenze, questo perché in realtà in CETA ha stabilito il divieto di vendita in Canada dei prodotti alimentari “falsi”. Sono 143 le eccellenze alimentari che l’accordo difende in Canada vietando la vendita di quei prodotti che li imitano nel nome o nell’aspetto. Senza contare che grazie all’abbattimento dei dazi doganali sarà molto più conveniente per i consumatori canadesi acquistare “gli originali”, l’Europa potrà esportare quasi il 92% dei prodotti agricoli e alimentari in Canada senza dazi:

Nell’ambito del CETA, il Canada ha accettato di tutelare 143 indicazioni geografiche (IG), prodotti alimentari e bevande tipici provenienti da determinate città o regioni dell’UE. Tra questi figurano, tra l’altro, il formaggio Roquefort, l’aceto balsamico di Modena e il formaggio olandese Gouda.
Molti di questi prodotti rappresentano le esportazioni più importanti di generi alimentari e bevande dell’UE. I produttori sono spesso piccole e medie imprese delle comunità rurali.
Il Canada tutelerà questi prodotti tradizionali europei dalle imitazioni analogamente a quanto avviene nell’UE. Così, ad esempio, il formaggio venduto in Canada come Gouda dovrà provenire da Gouda.

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Fonte: http://ec.europa.eu/trade/images/infographics/ceta-explained-in-60-seconds.jpg

Di fatto quindi per chi produce e vende prodotti tipici originali e tutelati il CETA consentirà l’apertura del mercato canadese e al tempo stesso la tutela contro i falsi. La Ruocco invece, che non ha evidentemente letto il testo dell’accordo e parla per sentito dire sostiene esattamente il contrario, ovvero che grazie al CETA saremo invasi di prodotto falsi e che in Canada i falsi saranno tutelati:

Il CETA creerà nuove opportunità per gli agricoltori e i produttori del settore alimentare, ferma restando la piena tutela in rapporto a temi ritenuti sensibili nell’UE. Le aperture dell’UE su determinati prodotti sono limitate e calibrate e sono bilanciate da aperture canadesi che soddisfano importanti interessi europei riguardanti le esportazioni di una serie di prodotti, quali formaggi, vini e bevande spiritose, prodotti ortofrutticoli, prodotti trasformati e la tutela sul mercato canadese di 143 prodotti europei di alta qualità (le cosiddette “indicazioni geografiche”).

Si tratta di un concetto che è scritto ovunque, possiamo discutere sul fatto che nella lista dell’accordo manchino alcune eccellenze italiane, l’Italia ha 41 destinazioni geografiche tutelate e 36 prodotti agroalimentari, di cui 19 prodotti Dop e 17 Igp. Pochi forse rispetto alla sterminata lista delle DOP, DOC, DOCG italiane ma è sicuramente un punto di partenza per la difesa del made in Italy in Canada. Rispetto al pericolo che il Canada si appropri in maniera indebita del marchio “Prosciutto di Parma” grazie al CETA riportiamo invece il comunicato del Consorzio Prosciutto di Parma che ha precisato che il “Prosciutto di Parma”  prende possesso del proprio nome in Canada proprio in virtù dell’accordo commerciale tra UE e Canada. Da oltre 20 anni, il Prosciutto di Parma era infatti venduto in Canada come “The Original Prosciutto/Le Jambon Original”, mentre esiste un prosciutto crudo canadese venduto regolarmente con il marchio registrato “Parma” di proprietà della società canadese Maple Leaf. Negli anni il Consorzio del Prosciutto di Parma ha promosso diverse azioni legali chiedendo la cancellazione del marchio, ma con esito negativo. Stefano Fanti, direttore del Consorzio ha spiegato che questa situazione impediva al Consorzio di fare attività promozionale al prosciutto originale:

A causa di tale registrazione e nonpotendo quindi utilizzare il nostro nome, ci era anche preclusa qualsiasi attività promozionale a favore del nostro prodotto. Tutto questo a danno anche del consumatore canadese che, senza un’adeguata informazione, poteva essere facilmente ingannato da un prosciutto spacciato come Parma che con il Parma non ha nulla a che vedere. Ora, grazie all’intensatra Unione Europea e Canada, potremo utilizzare legittimamente la denominazione «Prosciutto di Parma» e investire sulla nostra marca per sviluppare le nostre esportazioni che attualmente si attestano intorno ai 70.000 prosciutti all’anno. È un risultato concreto e positivo del quale ci sentiamo di ringraziare il Governo italiano, la Commissione Europea e i parlamentari italiani a Bruxelles per l’impegno profuso in tutti questi anni.

Insomma il CETA non è come lo dipinge la deputata Ruocco visto che l’accordo finalmente tutela uno dei vanti dell’industria agroalimentare italiana.

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