Cosa Luigi Di Maio non ha capito sulla nomina del fratello di Marra

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-11-30

“Il fratello di Marra? Sono scelte del sindaco e ha fatto le sue valutazioni, stiamo parlando di vincitori del concorso di Roma Capitale, il fratello di Marra non è stato nominato, ha vinto un concorso“. Lo ha detto il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, a Rtl 102.5. Evidentemente Di Maio, come spesso gli càpita …

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Il fratello di Marra? Sono scelte del sindaco e ha fatto le sue valutazioni, stiamo parlando di vincitori del concorso di Roma Capitale, il fratello di Marra non è stato nominato, ha vinto un concorso“. Lo ha detto il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, a Rtl 102.5. Evidentemente Di Maio, come spesso gli càpita (era successo anche per le firme false a Palermo), non ha ben chiaro cosa sia accaduto in Campidoglio e perché l’ANAC abbia aperto un’inchiesta proprio sulla nomina di Renato Marra.
raffaele marra
Proviamo a riepilogare ad usum delphini: l’articolo 7 del codice di comportamento dei dipendenti pubblici, in vigore dal 2013, non sembra lasciare troppi margini interpretativi: “Il dipendente si astiene dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado”. La direzione del Personale ha indetto e gestito la procedura d’interpello. I dirigenti, compreso Marra junior, hanno inviato la propria candidatura al dipartimento delle Risorse umane. Richieste e desiderata sono stati quindi vagliati da Raffaele Marra in persona: “La scrivente direzione – si legge nella nota che ha dato il via alla procedura – trasmetterà la documentazione ricevuta alla Sindaca, la quale, ad esito dell’esame della stessa e delle informazioni in possesso degli uffici, procederà al conferimento degli incarichi”. Così, senza informare la responsabile della prevenzione della corruzione del Comune del possibile conflitto d’interessi, il fratello maggiore ha avuto tra le mani il curriculum del minore. Poi ha firmato l’ordinanza. Senza lasciare che fosse almeno il suo vice a siglare l’atto, senza dare peso alle prescrizioni del codice di comportamento o curarsi di una possibile istruttoria Anac. Inutile stare lì a ricordare che il M5S in questi anni in Parlamento ha sollevato proteste per casi ben più piccoli della nomina del fratello di Marra: qui preme segnalare solo che trincerarsi dietro un “il fratello di Marra ha vinto un concorso” è un eccesso di sintesi. E di furbizia.

Leggi sull’argomento: Quello che Luigi Di Maio non ha capito sulle firme false di Palermo

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