Cosa c’è dietro la chiusura delle pagine Facebook delle Sardine

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-11-25

La rosicata dei sovranisti, i complotti su Soros, il tentativo di schedare alcuni amministratori, tutte cose che hanno spinto diversi utenti a segnalare i gruppi locali delle sardine causando la reazione dell’algoritmo di Facebook, che alla fine li ha chiusi

article-post

Chi ha paura delle Sardine? Apparentemente Matteo Salvini, anche se non avrebbe nulla da temere dal movimento nato con il flash mob sul Crescentone a Bologna. Poi c’è una variopinta e variegata schiera di sovranisti, sovranari ed esperti di complotti globali (e globalisti) che invece sembra aver ancora più timore per un gruppo di persone che per il momento sta solo ridefinendo al ribasso il concetto di partecipazione e attivismo politico. Perché è pur vero che le Sardine rispondono ad una domanda e ad un desiderio diffuso in un certo elettorato, quello di non lasciare che l’unico a scendere in piazza sia Salvini, ma è anche vero che limitarsi a cantare Bella Ciao non è la risposta alle proposte politiche della Lega.

Cosa vuol dire che le sardine sono “apartitiche”

Quelli che partecipano ai flash mob delle Sardine sono persone accomunate da un rifiuto per la propaganda leghista. Un rifiuto per quei comizi sempre uguali che però si traduce in manifestazioni altrettanto uguali. Una delle caratteristiche del “movimento” è quello di essere un gruppo apartitico (non apolitico, perché anche fare il flash mob è una forma di manifestazione politica). Questa cosa deve essere incredibilmente difficile da capire in certi ambienti. Ad esempio la giornalista de Il Primato Nazionale Francesca Totolo (cui dobbiamo la scoperta di numerosi complotti ai danni degli italiani come quelle delle unghie di una migrante che erano colorate di rosso) ha iniziato da qualche giorno a “denunciare” gli amministratori di alcuni dei gruppi delle Sardine.

dama sovranista totolo sardine - 2

Il punto è che – ma forse questo Totolo non lo sa – una volta nate le Sardine all’interno di quel movimento sono confluite varie forze e movimenti. Come ad esempio la Rete Italiana Antifascista da cui provengono diversi amministratori dei gruppi “locali” delle Sardine. Anche la RIA è un movimento apartitico, non certo apolitico, composto da persone che si riconoscono nei valori dell’antifascismo.

dama sovranista totolo sardine - 3 E il fatto che ad esempio alcuni abbiano collaborato alla famosa raccolta fondi in sostegno di Carola Rackete nulla dice riguardo una loro eventuale iscrizione ad un partito (in taluni casi non sono proprio iscritti a partiti politici).

dama sovranista totolo sardine - 4

E la dimostrazione del fatto che le Sardine sono davvero un movimento apartitico la fornisce proprio la cronista del giornale di CasaPound nella sua ansia di schedare gli amministratori. Tra gli admin del gruppo di Roma e di Milano c’è infatti Filippo Rossi, fondatore del Festival Caffeina ma – a dispetto di quello che suggerisce il cognome – non è di sinistra: è di destra. Solo che la sua è una destra “antisalviniana” una “buona destra” che scriveva Rossi qualche tempo fa ha queste caratteristiche: «pacata, realista, raffinata. Colta. Una destra che non ostenta cappi e canottiere, che non fa la faccia cattiva per nascondere il suo vuoto di contenuti».

Da dove sono partite le segnalazioni ai gruppi delle sardine?

La presenza di Rossi tra gli admin è la dimostrazione che le Sardine sono un movimento apartitico, aggettivo che significa “che parte da presupposti non partitici o svolge un’azione non influenzata dai partiti politici”. E fino ad ora nonostante gli sforzi nessuno ha ancora dimostrato che dietro le Sardine ci sono i classici poteri forti (dal PD a Soros passando per Romano Prodi). Il fatto che siano apartitiche non significa che al loro interno non ci possano essere persone iscritte a partiti politici. Anzi l’essere apartitici significa proprio essere aperti sia ai contributi di chi non è iscritto ad alcun partito sia di chi ha in tasca una tessera di partito.

dama sovranista totolo sardine - 5

Ma perché è così interessante tutto questo processo di “schedatura” delle Sardine che si avvale della collaborazione di testate come la prestigiosa “stopcensura.info” che rivela che le Sardine sono al soldo di Soros? L’aspetto interessante è che parallelamente alla diffusione dei gruppi delle sardine non solo sono nati movimenti “antagonisti” come quello dei pinguini ma alcuni gruppi (come quello principale e quello di Milano) sono stati oscurati da Facebook.

dama sovranista totolo sardine - 7

Come scrive Arianna Ciccone di Valigia Blu su Facebook Sembra abbastanza evidente che la chiusura dei gruppi sia dovuta a segnalazioni di massa che hanno spinto l’algoritmo del social di Zuckerberg a oscurare le pagine e i gruppi. Un meccanismo che abbiamo visto in azione già altre volte e che non è legato a decisioni autonome da parte di Facebook (come nel caso dei provvedimenti che hanno colpito i canali di CasaPound).

dama sovranista totolo sardine - 9

La giornalista di Valigia Blu segnala inoltre che questo “metodo” evidenzia una disparità di trattamento tra politici (le cui pagine non possono essere segnalate) e cittadini comuni che rappresenta uno dei problemi di democraticità dell’algoritmo del social tutto blu. I cosiddetti “pinguini” fanno sapere che loro non c’entrano mentre alcuni degli amministratori dei gruppi di Sardine denunciano di aver ricevuto messaggi con insulti successivamente alla pubblicazione dei loro nomi (che in ogni caso erano già pubblici) sui canali social della Totolo e da parte di Stopcensura.

Che le due cose siano collegate? Senza dubbio quei post, inutili perché attaccano le Sardine su una presunta “violazione” del loro essere “apartitici”, hanno contribuito ad alimentare l’odio di una certa parte politica nei confronti del movimento anti-salviniano (il quale però dovrebbe fare parecchi passi avanti per spostarsi dalla posizione “anti”). Ma non basta un post da una settantina di condivisioni da parte della famosa “Dama Sovranista” per poter dare vita ad una campagna di segnalazione di massa. Probabilmente ci sono stati più “focolai” organizzati (dal basso, si intende) di persone che hanno iniziato a segnalare le pagine e i post in modo da spingere l’algoritmo di Facebook ad intervenire sospendendo la funzionalità dei gruppi. Non è servito a molto in realtà, pagine e gruppi vengono riaperti, e le persone vanno in piazza, dove non possono essere segnalate “a Facebook”. Da qui la necessità di un dossieraggio per ribadire l’ovvio: chi va in piazza con le Sardine non ama né la Lega né Salvini. Chissà quali altri scoop ha in serbo la stampa sovranista.

Leggi anche: 6000 sardine: la pagina facebook oscurata e riattivata

Potrebbe interessarti anche