Coronavirus: l’emergenza a Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-22

Roma si prepara all’emergenza nel caso si presentasse anche nella Capitale un focolaio del Coronavirus SARS-CoV-2019. Il ruolo dello Spallanzani

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È in via di guarigione il turista cinese di 66 anni ingegnere biochimico di Wuhan che era in vacanza a Roma con la moglie quando si è ammalato. Lei, 65 anni, ha ancora qualche problema, ma è migliorata e non è più in terapia intensiva. C’è anche l’ipotesi di usare il plasma del giovane italiano guarito per la terapia dei contagiati della Lombardia, con una tecnica già utilizzata in Cina. Roma però si prepara all’emergenza nel caso si presentasse anche nella Capitale un focolaio del Coronavirus SARS-CoV-2019.

Coronavirus: l’emergenza a Roma

Chi ha da poco lasciato la città militare della Cecchignola, come un cittadino modenese, spiega all’ANSA – che “la quarantena è giusta e bisogna proseguire su questa strada. Perché il fatto che sia stata trovata una persona positiva tra noi 56, il 29enne ora allo Spallanzani, vuol dire che quel protocollo a cui eravamo stati sottoposti ha funzionato. Certo, tutto ciò mette paure e agitazione, ma è anche l’unico modo per essere davvero sicuri di non esserne affetti, soprattutto per chi è stato a contatto con una persona contagiata”. Ed è proprio alla Cecchignola che in queste ore arriveranno altri italiani per andare in Giappone, così come altre strutture militari potrebbero ospitare decine di nuove quarantene a Milano e Piacenza. “In strutture come queste si sta bene – spiega – noi eravamo continuamente assistiti e avevamo a disposizione qualsiasi cosa, perfino un posto accogliente dove chi voleva poteva fare sport”.

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Coronavirus: i sintomi e il test del tampone (La Repubblica, 22 febbraio 2020)

Il Messaggero spiega oggi che  è stata anche individuata una lista di strutture, soprattutto militari, da utilizzare per la quarantena di persone che rientrano nella tipologia dei casi sospetti, ma che comunque non sono positivi e sarebbe dunque scorretto ospitarli in ospedale, sottraendo preziosi posti.

C’è poi il ruolo chiave dello Spallanzani, centro di riferimento nazionale che in questi giorni sta sopportando il peso dell’emergenza, tra test e pazienti ricoverati. Partiamo dalle buone notizie, che rischiano di perdersi oscurate da quelle drammatiche arrivate ieri dalla Lombardia e dal Veneto. I tre pazienti contagiati dal coronavirus e curati allo Spallanzani sono guariti. Più correttamente: il percorso di guarigione è terminato per il 29enne della provincia di Reggio Emilia, un ricercatore che vive in California ma che era Wuhan con la fidanzata.

Il ruolo dello Spallanzani sarà fondamentale:

Anche ieri è arrivata un’ambulanza da Ostia, che portava un caso sospetto, una donna che doveva essere sottoposta al test. In realtà allo Spallanzani si rivolgono ospedali di tutta Italia, tanto che ad oggi sono state eseguite 122 verifiche sul coronavirus che riguardavano oltre al Lazio, il Veneto, il Trentino-Alto Adige, il Friuli-Venezia Giulia, l’Emilia-Romagna, le Toscana, le Marche, l’Abruzzo, il Molise, la Campania, la Puglia, la Calabria e la Sicilia.

L’assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, che ieri ha chiamato il suo omologo della Lombardia offrendo massima collaborazione, assicura: «Lo Spallanzani è pronto a rispondere a questa emergenza». Nella struttura i posti letto sono 155, ma il piano in caso di maxi contagio prevede di reperirne altri 700 negli ospedali di Roma e del Lazio. I pronto soccorso, da sempre in sofferenza nella Capitale, per ora reggono l’urto di chi si presenta perché teme di essere stato contagiato. Ma vale sempre l’avvertimento: mai andare in pronto soccorso o dal medico di famiglia, se si hanno sospetti, meglio telefonare al 112, per evitare – se davvero si è stati contagiati- di trasmettere il virus ad altre persone.

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