Coronavirus: quando finirà il contagio in ogni regione

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-19

Secondo le proiezioni solo il 13 agosto la Lombardia arriverà alla fine della diffusione del virus. A uscire per prime dal contagio da Covid-19 (cioè zero nuovi casi) dovrebbero essere le due Province Autonome di Bolzano e Trento, seguite dalla Calabria, Umbria, Sardegna e Basilicata

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L’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle Regioni italiane presso l’Università Cattolica (coordinato dal professor Walter Ricciardi, consigliere di Speranza) ha aggiornato ieri le previsioni sulla data di azzeramento, regione per regione, dei contagi da Coronavirus SARS-COV-2 e da COVID-19. Secondo queste proiezioni, solo il 13 agosto la Lombardia arriverà alla fine della diffusione del virus. «A uscire per prime dal contagio da Covid-19 (cioè zero nuovi casi) – spiega il direttore scientifico Alessandro Sollipaca – dovrebbero essere le due Province Autonome di Bolzano e Trento, seguite dalla Calabria, Umbria, Sardegna e Basilicata, le quali vedrebbero azzerare i nuovi contagi a partire dal 21 maggio. Nel Lazio, Emilia-Romagna, Marche, Liguria e Piemonte l’azzeramento dei contagi dovrebbe avvenire dopo il 17 giugno. La fase 2 metterà alla prova la capacità organizzativa delle Regioni e il buonsenso dei cittadini». Queste previsioni, però, sono state stilate quando ancora non erano state decise le massicce aperture di ieri.

contagio coronavirus data prevista fine
La data presunta di fine del contagio da Coronavirus nelle regioni italiane (Il Messaggero, 19 maggio 2020)

Intanto sul Messaggero il professor Luca Ricolfi pubblica i dati sulla mortalità effettiva da Coronavirus nel mese di marzo 2020 in base ai dati ISTAT e agli undicimila morti inspiegabili in più rispetto al 2019:

Un confronto fra i tassi di mortalità ufficiali e quelli effettivi, stimati in base all’andamento della mortalità, mostra che il “numero” oscuro, ossia il numero di decessi occulti per ogni decesso ufficiale, ha una assai elevata variabilità territoriale. Il rapporto fra decessi effettivi e decessi ufficiali è minore di 2 in Emilia Romagna e Valle d’Aosta, è leggermente maggiore di 2 in Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, è prossimo a 3 o superiore a 3 in tutte le altre regioni, con valori decisamente alti (da 4 a 13) in buona parte delle regioni del sud, in particolare in Molise e in Basilicata. Queste differenze non modificano il dato di fondo – nel Mezzogiorno l’epidemia è meno diffusa che nel resto del paese – ma accorciano sensibilmente le distanze fra molte realtà territoriali che eravamo abituati a pensare come profondamente lontane una dall’altra.

morti ufficiali effettive coronavirus

Resta, naturalmente, il dato anomalo ed estremamente preoccupante della Lombardia. Lì la mortalità effettiva è circa il quadruplo della media nazionale secondo i dati ufficiali, e poco più del triplo secondo i dati corretti per tenere conto del numero oscuro. Ma nel resto del paese, ovvero nel centro-nord (senza la Lombardia) e nel Mezzogiorno le cose sono molto più sfumate (vedi grafico). Le 6 regioni più colpite del centro-nord (Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Marche) hanno un tasso di mortalità effettivo circa 10 volte superiore a quello delle 4 regioni più fortunate del sud (Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata).

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