Coronavirus: come l’ospedale di Crema sta diventando il Lazzaretto della Lombardia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-04

Attilio Galmozzi, medico: “L’impressione è che stiano creando una cintura intorno a Milano per proteggere la città che è il cuore economico e politico della regione, si sono detti “tanto lì il territorio è già contaminato”. Ma non si illudano che il virus non arriverà ovunque”

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Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano intervista oggi Attilio Galmozzi, che lavora all’ospedale di Crema come medico ed è allo stesso tempo assessore all’Istruzione, Università, Lavoro, Innovazione e Smart City al Comune di Crema, eletto con “La Sinistra”. L’ospedale maggiore di Crema è dimensionato su un capoluogo che conta 35 mila abitanti. Conta attualmente 380 posti letto. Crema, Lodi e Seriate sono i tre ospedali individuati dalla Lombardia per accogliere i pazienti, sospetti o positivi al Coronavirus, curarli e indirizzarli in altre strutture che fanno parte della rete per gestire il virus. A Crema sono stati creati 82 posti dedicati: 44 ricavati trasformando le aree di pneumologia e otorino e 38 posti per l’ ”osservazione” di quanti sono in attesa dell’esito del tampone e che provengono dal pronto soccorso dove è stata allestita una ulteriore decina di posti per l’osservazione breve e intensiva. Nella struttura arriveranno i caschi CPAP, evoluzione della mascherina per l’ossigeno, che nelle intenzioni dovrebbero aggiungersi alle terapie intensive. Galmozzi spiega che l’ospedale non è adeguato alla situazione:

“Non capisco come questo possa essere un ospedale specializzato quando abbiamo sette posti in terapia intensiva più un ottavo d’emergenza. Abbiamo sei macchine per la ventilazione non invasiva. Soprattutto, in questo ospedale non c’è un infettivologo, l’ultimo se ne è andato due anni fa”.

E allora come mai la Regione ha scelto l’ospedale di Crema?
Guardi io e i miei colleghi l’avevamo capito da un pezzo che sarebbe finita così, che eravamo i predestinati, soprattutto quando hanno chiuso l’accesso alle ambulanze a Cremona e Lodi e i pazienti con problemi respiratori arrivavano tutti qui.

Una scelta precisa, dunque?
Noi saremo il grande lazzaretto. E infatti abbiamo già un anestesista di 51 anni ventilato in rianimazione e un’infermiera del pronto soccorso,una delle nostre colonne, anche lei giovane, ha soli 44 anni, intubata.

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Perché proprio Crema sarà il “lazzaretto”, come dice lei?
L’impressione è che stiano creando una cintura intorno a Milano per proteggere la città che è il cuore economico e politico della regione, si sono detti “tanto lì il territorio è già contaminato”. Ma non si illudano che il virus non arriverà ovunque. Le attività economiche, le scuole riapriranno e da Crema la gente tornerà aMilano, ci sono migliaia di pendolari. C’è un problema globale e stanno pensando di risolverlo con un isolamento locale in una città di 35.000 abitanti, con un ospedale che ha 380 posti letto e non riuscirà a reggere. Io abito tra Crema e Lodi, sentiamo un andirivieni di ambulanze che ormai mio figlio mi dice “Senti papà, un’altra!”.

Quanti sono i medici lì?
Col primario siamo 13. In questo momento abbiamo 98 persone al pronto soccorso. Al San Raffaele di Milano sa quante ce ne sono ora? 47.

Foto copertina da: CremaOggi

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