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Coronavirus: i numeri dei contagi in calo di ieri sono un buon segnale?
Alessandro D'Amato 23/03/2020
Le cifre parlano di 651 vittime ieri rispetto alle 793 del giorno prima; i malati in più sono 3.957 contro i +4.821 di ieri, mentre i guariti sono 7.024 guariti, 952 più di ieri. Il rallentamento c’è ma il caso di Bergamo, dove si muore in casa per mancanza di test, è un avvertimento a non sopravvalutarlo. E a restare in casa
“Il numero di contagi giornalieri da Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 non aumenta e questo è confortante, ma bisogna essere cauti perché i numeri restano alti e il trend va visto in un periodo di medio termine. Probabilmente in Lombardia qualche effetto le misure di distanziamento iniziano a darlo, come abbiamo visto a Codogno, ma è presto per dirlo. L’impatto delle misure lo potremo valutare a fine mese, non da un giorno all’altro”: Gianni Rezza dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ieri ha messo in guardia contro il facile ottimismo dopo i numeri della Protezione Civile che sembrano descrivere un rallentamento nella velocità di propagazione dell’epidemia.
Coronavirus: i numeri dei contagi in calo di ieri sono un buon segnale?
Le cifre parlano di 651 vittime ieri rispetto alle 793 del giorno prima; i malati in più sono 3.957 contro i +4.821 di ieri, mentre i guariti sono 7.024 guariti, 952 più di ieri. Il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, durante la conferenza stampa alla Protezione civile ha messo in guardia dai facili entusiasmi, ma ha anche segnalato quelli che potrebbero essere possibili segni tangibili delle misure di contenimento intraprese.
Parla di “moderata soddisfazione per il rallentamento della corsa, ma non si può cantare vittoria perché la battaglia sarà lunga” anche Pier Luigi Lopalco, Responsabile del Coordinamento Regione Puglia per le emergenze epidemiologiche. “Dipende tutto dal lavoro che si fa a livello locale per tenere sotto controllo la situazione. Questa epidemia è la somma di 100 epidemie locali, 100 incendi. Dobbiamo impedire che se ne accendano altri”, ha concluso Lopalco.
Ma anche il ministro della Salute Roberto Speranza ieri da Barbara D’Urso ha gettato acqua sul fuoco: “I numeri cresceranno ancora in valore assoluto in maniera significativa nei prossimi giorni”. E ancora: “Noi abbiamo iniziato giù da diverse settimane a chiedere al Paese uno sforzo – ha proseguito Speranza- e noi pensiamo che alcuni risultati si potranno iniziare a vedere. Io non guardo i numeri della singola giornata. È vero che i numeri di oggi sono ancora drammatici, anche se leggermente più incoraggianti di quelli di ieri”. Ma perché ha parlato di due settimane? “Abbiamo assunto i provvedimenti per questo tempo – ha risposto il ministro della Salute – perché due settimane sono il tempo decisivo per leggere questa epidemia. Il tempo di incubazione massima, cioè da quando si prende il contagio a quando questa malattia possa manifestarsi sul singolo individuo, e’ di 14 giorni. Penso allora che siamo arrivati davvero ai giorni e alle settimane cruciali – ha concluso- perché abbiamo iniziato già da diverse settimane a chiedere al Paese uno sforzo”.
Coronavirus: cosa ci dicono i numeri dei contagi in calo
C’è anche da fare, purtroppo, un ragionamento in più. Ovvero quello segnalato dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori ieri durante una diretta Facebook con il primo cittadino di Bari Antonio Decaro: “Ora si dice che a Bergamo ci siano 6216 contagiati ma sono soltanto gli ammalati in gravi condizioni che arrivano in ospedale a cui viene fatto il tampone, ma se voi avete sintomi abbastanza seri cioè 38-39-40 di febbre, tosse ma se respirate bene i medici al telefono dicono restate a casa: nessuno fa il tampone, non rientrate nelle statistiche né voi né quelli che stanno bene”. “Prima facevamo tamponi a chi era vicino a chi era positivo ma quando la cosa è diventata così estesa, il sistema non ce l’ha fatta più e limita la sua capacità di diagnosi a quelli che vi dicevo io – ha aggiunto-. Dire che ci sono in Lombardia 1181 ricoveri in più non dice quante persone avrebbero dovuto essere ricoverate ma quante siamo riusciti a ricoverare. 49 terapie intensive in più oggi, non sono quelli che avrebbero avuto bisogno di terapie intensive oggi ma quante ne abbiamo disponibili. Se avessimo cento ventilatori in più avremmo 100 persone in più in terapia intensiva”.
Preoccupa invece l’impennata di nuove infezioni in Emilia, 729 in un giorno, record dall’inizio dell’epidemia. Mentre da Roma in giù non si rilevano particolari balzi in avanti dei casi. I nuovi ricoveri in terapia intensiva sono 152, in netta flessione rispetto a 24 ore prima. L’ incremento dei nuovi contagi in Italia è stato del 9,3% , mentre il giorno prima era del 12,3%. Insomma, spiega oggi Paolo Russo su La Stampa, la curva degli incrementi insomma inizia a decrescere, per usare un ossimoro.
E lo fa oramai da quattro giorni consecutivi. Se la flessione continuasse con questi ritmi a fine settimana prossima potremmo raggiungere il traguardo dell’azzeramento della crescita dei nuovi casi. Che potrebbe essere il preludio al calo vero e proprio. Soprattutto quando tra due settimane inizierà a fare effetto la serrata finale sulle attività produttive decisa da Conte sabato notte. Sempre che gli italiani comprendano che ora più che mai è necessario restare a casa.