La clorochina cura il Coronavirus?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-03-23

Alcuni trial cinesi, ma anche pareri della statunitense Food and Drug Administration, sembrano indicarne un’utilità nei pazienti affetti da Covid-19. Ma dall’inizio di marzo a oggi non sono arrivate nuove evidenze scientifiche che provino l’efficacia della clorochina

spinner

La clorochina può curare il Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19? La sperimentazione era partita da Marsiglia e c’è chi, come il governatore di New York, ne ha comprate 800mila dosi. Ma le evidenze scientifiche sull’efficacia, spiega oggi il Corriere della Sera, non ci sono.

La clorochina cura il Coronavirus?

La clorochina è usata da tempo nel trattamento e nella prevenzione di amebiasi e malaria da quasi tutti i parassiti che la trasmettono, a eccezione del Plasmodium falciparum, resistente,e di alcuni altri. Visto che è poco costosa e facilmente disponibile, la clorochina si usa anche contro il Lupus eritematoso e l’artrite reumatoide, poiché sopprime lievemente il sistema immunitario; avrebbe dimostrato effetti inibenti sull’Hiv. Alcuni trial cinesi, ma anche pareri della statunitense Food and Drug Administration, sembrano indicarne un’utilità nei pazienti affetti da Covid-19. Ma c’è un però, spiega oggi Stefano Montefiori:

Quando in Francia «il rischio» di epidemia sembrava un’ipotesi vaga e comunque «totalmente sotto controllo» —tre settimane fa, sembra passato un secolo —, il direttore generale degli ospedali di Parigi ha avuto parole definitive sulla clorochina: «Ogni volta che arriva un nuovo virus c’è sempre qualcuno pronto a dire che funzionerà —ha detto MartinHirsch—. Ma la clorochina non ha mai guarito nessuno», a parte il solito uso contro malaria e artrite reumatoide.

Dall’inizio di marzo a oggi non sono arrivate nuove evidenze scientifiche che provino l’efficacia della clorochina contro il Covid-19, e in Italia l’Aifa (agenzia del farmaco) ha chiarito che l’uso sperimentale del farmaco è consentito solo in casi ristretti e in ambito ospedaliero, eppure si è scatenata una caccia alla clorochina che sta provocando penuria nelle farmacie e disagi ai pazienti che la usano da anni per altre malattie.

clorochina coronavirus
La determina dell’AIFA sulla clorochina e altri farmaci (fonte)

Ha fatto clamore nei giorni scorsi l’intervento del professor Didier Raoult, infettivologo di Marsiglia che qualche giorno fa annunciava su YouTube di aver «vinto la partita» contro il Covid-19 grazie alla clorochina e che ha poi spiegato di avere ottenuto grandi risultati (il 75% di guarigioni) su 24 suoi pazienti. Lo studio, se di studio si può parlare non è stato condotto in doppio cieco quindi dal punto di vista scientifico siamo ancora in alto mare, e su un numero troppo esiguo di pazienti. Vale la pena di ricordare che nessuno di questi farmaci è in vendita in farmacia, quindi è inutile andare a chiederlo.

«La Regione Lombardia ha chiarito che l’uso della clorochina come prevenzione della malattia da Covid-19 non è raccomandato—dice Sergio Harari, pneumologo all’Ospedale San Giuseppe di Milano —. Questo farmaco viene utilizzato in associazione con antivirali, ma uno studio uscito l’altro giorno sul New England Journal of Medicine ha evidenziato risultati disarmanti. Dire che la clorochina e l’idrossiclorochina (Plaquenil), che sono più o meno la stessa cosa, possano essere armi efficaci contro il Covid-19 per il momento ha conferme scientifiche pari a zero».

L’uso della clorochina nella cura di SARS-COV-2 e COVID-19

Raoult di suo non sembra molto impressionato dalle obiezioni scientifiche: «Me ne infischio dei test clinici. Io uso già la clorochina e presto lo faranno tutti». Ancora il Corriere scrive che  Donald Trump ha manifestato entusiasmo per l’associazione della clorochina con un antibiotico, subito corretto da molti medici, per esempio cardiologi che sottolineano il rischio di aritmie mortali, eppure il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, ha comprato oltre 800mila dosi per una sperimentazione che comincerà domani. Pasquale Frega, amministratore delegato di Novartis in Italia, mentre pronostica che nel primo trimestre 2021 il mondo avrà un vaccino per il nuovo Coronavirus, annuncia di voler donare alla lotta globale contro il Covid 130 milioni di dosi di idrossiclorochina.

«Un semplice antimalarico, utilizzato anche per alcune malattie autoimmuni, tra cui il lupus eritematoso sistemico e l’artrite reumatoide negli adulti. Ma si comportò assai
bene già ai tempi della Sars. Così, ora è incorso una sua sperimentazione clinica su circa 2mila pazienti, una terapia di profilassi per vedere se il farmaco è in grado di bloccare anche il Coronavirus. Non abbiamo ancora certezze o dati definitivi, ma la strada è promettente. Per questo faccio un appello alle altre aziende farmaceutiche. Se Europa e Usa ci daranno presto l’ok possiamo aumentarne tutti insieme la produzione. Anche l’Italia, naturalmente, riceverebbe dosi a sufficienza per il Covid. Sia chiaro, però: i pazienti che già utilizzano questo medicinale non ne rimarranno sprovvisti».

È tutto?
«No. Da diversi ospedali italiani ci sono arrivate richieste per due nostri farmaci, Canakinumab (usato solitamente contro patologie reumatiche antinfiammatorie) e Ruxolitinib (che cura le patologie onco-ematologiche). Entrambi hanno destato l’interesse dei clinici perché la speranza, fondata per ora su base sperimentale, è che possano rivelarsi utili per una risposta terapeutica al Covid. Così abbiamo già chiesto l’approvazione all’Aifa (Agenzia italiana del farmaco, ndr) in modo da poterli dispensare al più presto gratuitamente agli ospedali».

Leggi anche: Avigan: gli scienziati e i professori chiariscono mentre il Veneto “avvia la sperimentazione”…

Potrebbe interessarti anche