Coronavirus: la Lombardia pensa al blocco totale

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-10

L’assessore alla sanità Gallera: dobbiamo chiudere le attività produttive e l’idroscalo, bloccare i mezzi di trasporto e stare a casa

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Fermare tutto per 15 giorni, per farcela davvero. Il governo serra l’Italia, la Regione Lombardia plaude ma rilancia. “Sono arrivato alla consapevolezza che dobbiamo adottare le misure più dure possibili per un arco di tempo molto circoscritto”, afferma l’assessore al Welfare Giulio Gallera, ospite a Mattino 5. “Gli esperti ci dicono che se fermiamo il Paese per 15 giorni poi riusciamo a sconfiggere questo virus– afferma- e fermarlo vuol dire probabilmente chiudere le attività produttive, l’Idroscalo, bloccare i mezzi di trasporto, stare a casa e a quel punto possiamo forse ricominciare in un lasso di tempo molto breve”.

Coronavirus: la Lombardia pensa al blocco totale

D’altronde, l’assessore spiega come di fronte a una situazione cosi’ straordinaria l’impegno economico del governo per ripartire debba essere “altrettanto straordinario”. A detta di Gallera infatti, “altri 15-20 giorni di una corsa così forsennata di persone al pronto soccorso e alla terapia intensiva noi non li reggiamo”. Dobbiamo vagliare un “eventuale provvedimento molto duro per tutta la Regione”. E ancora: al governo “la chiusura dei negozi l’abbiamo già chiesta. Valuteremo in queste ore queste ore se c’è la necessità di chiudere anche i trasporti e le attività produttive”. Secondo il presidente della Regione Attilio Fontana le misure del governo sono “Un passo necessario ma, temo, ancora insufficiente. I numeri della Lombardia e del resto del Paese ci dicono che il contagio è in continua espansione, con tutte le conseguenze che conosciamo: a partire dalla pressione sugli ospedali, in particolare sulle terapie intensive”.

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Lombardia: i numeri della Protezione Civile

“Ci siamo dentro tutti. E ben vengano indicazioni generali uguali per tutti gli italiani, in grado di far comprendere anche a chi è lontano dalle vecchie zone rosse e dalla Lombardia la capacità di questo virus di un’esplosione esponenziale”, dice all’Adnkronos Salute il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco, convinto che “dobbiamo accelerare nel rispetto delle prescrizioni, che puntano proprio a rallentare e ostacolare la corsa del virus. Questo ci permetterà anche di limitare la durata di queste misure”. “Ma quello che abbiamo visto accadere in Cina ci dice anche – conclude Pregliasco – che ce la possiamo fare. E ce la faremo”. Intanto la Protezione civile ha fatto sapere che distribuirà 30 mila mascherine nella carceri della Lombardia. Complessivamente saranno 100 mila le mascherine che arriveranno nelle carceri in tutta Italia. Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità a Circo Massimo di Radio Capital ha detto che “Bisognava proteggere l’intero territorio nazionale perché se in questo momento l’epicentro dell’epidemia è nella bassa Lombardia, ma è chiaro che c’è un aumento di casi al centro, anche il Sud non è immune e sappiamo che il virus può correre molto veloce”. “Quindi – ha aggiunto – la cosa peggiore che possiamo fare è ignorare quello che è successo in Lombardia e vivere nel resto d’Itala come se nulla fosse. Bisogna alzare il livello di guardia per evitare che si diffonda al Sud, che tra l’altro ha anche un’organizzazione sanitaria più critica”. Sulla diffusione del virus, Rezza sottolinea che “c’è una piccola diminuzione del tasso netto di riproduzione nelle ex zone rosse, e fa bene sperare che queste misure di distanziamento sociale siano efficaci. E’ importante rallentarne la velocità di diffusione perché possiamo anche affrontarlo e i casi gravi per fortuna sono una minoranza,ma se arrivano tutti insieme dopo, le strutture sanitarie non reggono l’urto”. E riferendosi all’ex zona rossa, il direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Iss ravvisa che “la Lombardia ha retto abbastanza bene all’urto. E’ stato difficile confrontarsi con l’emergenza che si aggiunge con la routine, non esiste solo il coronavirus, esistono anche altre patologie. Se adesso si rallenta la velocita’ del virus e le altre regioni possono dare una mano, tutto si semplifica”.

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