Coronavirus: la direttiva della Regione Veneto sulle cure a chi può salvarsi o ha più anni da vivere

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-19

Una circolare a firma di Domenico Mantoan, direttore generale dell’Area sanità e sociale, datata 13 marzo e redatta dal Comitato tecnico-scientifico COVID-19 della Regione allega il testo degli anestesisti che dicono che bisogna scegliere chi salvare

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Gli anestesisti rianimatori di Siaarti (Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva) avevano scritto qualche tempo fa in un documento che nel caso dei positivi al Coronavirus SARS-COV-2 e dei malati di COVID-19 «può rendersi necessario porre un limite di età nell’accesso alla Terapia intensiva». Oggi, scrive il Corriere del Veneto, quel testo è diventato un punto di riferimento anche per le Usl del Veneto, allegato a una circolare a firma di Domenico Mantoan, direttore generale dell’Area sanità e sociale, datata 13 marzo e redatta dal Comitato tecnico-scientifico COVID-19 della Regione. «Il Veneto finora ha vissuto scenari meno drammatici (rispetto a Bergamo, ndr) – scrivono gli esperti veneti Davide Mazzon, Camillo Barbisan e Paolo Navalesi – ma è d’obbligo prepararsi ad affrontare una crescita importante dei pazienti».

Il tema è di quelli a dir poco spinosi, filosofico ed etico: che fare se si raggiungesse il punto di non ritorno come è accaduto a Bergamo? Chi tentare di salvare? Un giovane o un anziano? Una persona avanti con l’età e magari altre patologie o un ragazzo nel fiore degli anni? Sono appunto le domande che già i medici lombardi si sono dovuti porre, nel pieno della crisi, da soli.

Ed è forse per non rivivere questa situazione che la Regione Veneto ha deciso che qui da noi, nella malaugurata ipotesi che le Terapie intensive degli ospedali non avessero più posti, si seguiranno le linee guida di Siaarti: «Riservare le risorse che potrebbero essere scarsissime in primis a chi ha più probabilità di salvezza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata». Che, poi, è quello che vorrebbe l’ex responsabile della sanità trevigiana Domenico Stellini, che di anni ne ha 85:«Dovessi venir ricoverato, non vorrei privare un giovane di un respiratore», ha dichiarato a un quotidiano.

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Coronavirus, i numeri del 18 marzo (Corriere della Sera, 19 marzo 2020)

Corrado Viafora,  professore di Filosofia morale e Bioetica nel Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova, contesta però questa impostazione:

Ma non solo, il testo che la Regione Veneto fa suo, a sua detta, non sarebbe necessario, esistono cioè altri documenti che chiariscono come intervenire e sono frutto di confronto e dibattito, non sempre facile e nemmeno sbrigativo. «L’età è un fattore estremamente discriminante, che non può essere criterio per la selezione, ci può essere come riferimento ma il criterio deve essere clinico come si legge chiaramente nel documento del 2003 sull’appropriatezza del trattamento», continua Viafora.

Si tratta di uno studio di deontologia medica – e anche di bioetica della stessa Società italiana. Lì si scrive che alla base della difficilissima scelta su come curare, o meno, un paziente molto grave ci deve essere un’analisi accurata dello stato di salute, non l’età anagrafica. «Dice – aggiunge il professore – che si effettua una scelta valutando i dati clinici e, quindi, sulla possibilità di guarigione». La Terapia intensiva è un reparto dispendioso e, a volte, non ha, sotto il profilo medico, senso indirizzarvi persone gravemente ammalate. «Chiedessero in modo più forte più finanziamenti, loro che sono sul campo»,conclude.

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