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Coronavirus: come si isola un cluster e come si spegne un focolaio
neXtQuotidiano 01/07/2020
Come si arriva all’individuazione di un cluster e quale percorso il team dell’unità deve seguire per rintracciare le persone che sono state a contatto con il paziente contagiato da COVID-19
Antonio Miglietta, responsabile dell’Unità operativa epidemiologia e prevenzione delle malattie infettive della Asl Roma 2, spiega oggi al Corriere della Sera Roma come si arriva all’individuazione di un cluster e quale percorso il team dell’unità deve seguire per rintracciare le persone che sono state a contatto con il paziente contagiato da COVID-19.
Coronavirus: come si isola un cluster e come si spegne un focolaio
«Quando arriva, da parte di un medico di base, un pediatra, un pronto soccorso o un ospedale, la segnalazione di un caso positivo parte l’indagine epidemiologica. Sempre. Per tutti i pazienti. perché la cosa più importante è individuare i contatti che ha avuto», spiega Miglietta, che paragona la ricerca ai cerchi concentrici: a partire dal primo contatto che di solito sono i familiari. Dopo aver isolato moglie o marito o eventuali compagni del positivo si passa ai figli e successivamente al luogo di lavoro: «In modo da circoscrivere la prima cerchia. Ma se il contesto è una comunità, che sia ospedaliera, religiosa e come nel caso di piazza Pecile quello di uno stabile occupato, il discorso si fa più complesso. E lo diventa sempre più a seconda della grandezza della comunità interessata».
Se nella prima cerchia non ci sono stati contagi la ricerca si chiude. «Se invece dal primo paziente positivo scaturiscono altri malati, allora si determina il cluster. Sia esso di tipo familiare oppure no». Il fattore più importante in questo meccanismo è il tempo: «Il tempismo è fondamentale. Più velocemente il team riesce a individuare i contatti, più il focolaio si circoscrive». Ma la velocità dipende anche dai ricordi e dalla precisione del paziente. «Ecco qui sta la nostra bravura – prosegue Miglietta -. Ogni intervista può durare anche due-tre ore. Bisogna fare ricordare quanto più possibile dove si è stati, quando, chi si è incontrato. Non parlo di incontri casuali nel corridoio di un supermercato, protetti da mascherine, in cui il rischio contagio è ridotto. Ma da contatti prolungati, magari al tavolo di un bar o di un ristorante, senza i dispositivi di protezione e magari in un ambiente chiuso». E quando si può dichiarare chiuso un focolaio? «Il focolaio finisce quando, dopo aver sottoposto i contatti più stretti a tampone, e gli altri al test sierologico, e quando dopo la conclusione del periodo di sorveglianza domiciliare di quattordici giorni per tutti i contatti dei casi registrati, nessuno di questi risulta positivo al Covid-19 – conclude il responsabile dell’Unità della Asl Roma 2 -. Se invece emergono altri contagi collegati al primo o a quelli che ne conseguono, si riparte ogni volta da capo».