Come fare la spesa al tempo del Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-07

Sempre consigliabile evitare cibi crudi o poco cotti di origine animale. Non essendoci alcun nesso tra prodotti agricoli e coronavirus, è chiaro che non esiste neanche una dieta specifica. Sicuramente un consiglio sempre valido è quello di cuocere i cibi – specialmente la carne -sia per motivi igienici che per rendere più digeribili gli alimenti

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Mentre va in scena l’assalto ai supermercati, il Messaggero pubblica oggi una serie di regole da seguire per fare la spesa al tempo del Coronavirus. Sempre tenendo a mente che il governo consiglia di evitare sempre i luoghi affollati, è sempre consigliabile evitare cibi crudi o poco cotti di origine animale. Non essendoci alcun nesso tra prodotti agricoli e coronavirus, è chiaro che non esiste neanche una dieta specifica. Sicuramente un consiglio sempre valido è quello di cuocere i cibi – specialmente la carne -sia per motivi igienici che per rendere più digeribili gli alimenti. La pulizia dei luoghi in cui si cucina e si mangia è essenziale. Il consiglio di limitare i contatti fisici e perfino la stretta di mano sta cambiando intanto alcune abitudini: c’è un boom delle consegne a domicilio.

L’istituto di ricerca Iri ha registrato nell’ultima settimana un aumento del 58,3% delle vendite di cibo tramite e.commerce. Addirittura del 100% in più al giorno per Bofrost, che con 2.400 addetti è il maggiore colosso dei surgelati porta a porta in Italia. In Esselunga la richiesta di consegne a domicilio è stata cinque volte superiore al normale. E da domani e fino a Pasqua –annuncia la catena – per tutti gli over 65 anni non ci sarà da pagare alcun contributo di consegna. Per una maggiore sicurezza gli autisti non entreranno nelle case e la spesa sarà consegnata davanti alla porta. Analogamente fa EasyCoop, il servizio di CoopAlleanza.

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E i cibi?

«Normalmente i virus che causano malattie respiratorie non si trasmettono per via alimentare», tranquillizza Antonello Paparella, docente di Microbiologia degli alimenti all’università di Teramo. Il mondo scientifico prende, quindi, con le pinze la notizia dello studio pubblicato giovedì a Singapore che indicherebbe la presenza di Sars-CoV-2 nelle feci di alcuni pazienti. «La trasmissione alimentare – afferma Paparella – non può essere esclusa a priori ma, se mai dovesse essere identificata, è possibile che sia eccezionale e non certo la regola».

Secondo l’Oms, comunque, i coronavirus diventano innocui sopra i 70 gradi, cuocendo il cibo, come avviene solitamente per le carni. «Per quanto riguarda frutta e verdura – spiega Paparella – va detto che hanno strutture superficiali che rendono più difficile la persistenza dei microrganismi. È raccomandabile un lavaggio accurato, eventualmente, se si hanno dubbi, con l’uso di sanificanti». Ulteriore dato tranquillizzante arriva dalle produzioni industriali, che già dopo il virus della Sars adottarono rigorose procedure di pastorizzazione».

Il nutrizionista Giorgio Calabrese, premettendo che non esiste una dieta anti-coronavirus, spiega che è bene fare incetta di vitamina C (agrumi, fragole), ma è utile anche la frutta secca, perché «nocciola, noce, mandorla sono ricchi di Omega 3 e Vit, antiossidanti per eccellenza». Il coronavirus insidia l’apparato respiratorio e quindi sono utili – secondo Calabrese – alcuni cibi che danno maggiore energia grazie alle proteine nobili. Si va dai latticini al pesce, a tutti i carboidrati: pasta, riso,farro,avena.

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