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Coronavirus: California closin’

neXtQuotidiano 20/03/2020

Il governatore della California Gavin Newsom ha ordinato a tutti i residenti dello stato, circa 40 milioni di persone, di stare a casa per contrastare la rapida diffusione dell’epidemia. Gli Stati Uniti hanno superato i 13.000 casi di contagio da coronavirus: sono 13.133, raddoppiati in sole 24 ore

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Il governatore della California Gavin Newsom ha ordinato a tutti i residenti dello stato, circa 40 milioni di persone, di stare a casa per contrastare la rapida diffusione dell’epidemia di coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19. Da Los Angeles a San Francisco scatta dunque il lockdown. “Dobbiamo piegare la curva. L’isolamento a casa non è la mia scelta preferita ma ora è necessaria”, ha detto il governatore.

Coronavirus: California closin’

L’ultima vittima del Coronavirus a Los Angeles è un uomo di trenta anni. E il governatore della California ha avvertito che 60.000 senzatetto potrebbero essere contagiati dal coronavirus nelle prossime otto settimane, mettendo a dura prova il sistema sanitario. La proiezione, ha spiegato il governatore Gavin Newsom su Facebook, prevede che dei 108.000 californiani sena fissa dimora, il 56 per cento si potrebbe ammalare. Al tasso del 20% di ricoveri dei contagiati, si tratterebbe di oltre 10mila persone in ospedale. La California è uno degli Stati americani più colpiti con 598 casi confermati, il 21% di più in un solo giorno, con 17 morti.

Arnold Schwartznegger, ex governatore dello Stato, ha pubblicato sulla sua pagina facebook una serie di video per invitare i cittadini a stare a casa.

Gli Stati Uniti hanno superato i 13.000 casi di contagio da coronavirus: sono 13.133, raddoppiati in sole 24 ore. Il bilancio delle vittime sale a 193 persone. Questo il quadro che emerge dagli ultimi dati forniti dalle autorità sanitarie federali e locali.

Ma TheDonald è tranquillo

Intanto Donald Trump ostenta sicurezza, dice che gli Usa “torneranno più forti di prima”, ma è chiaro che la preoccupazione prende sempre più il sopravvento, così come la necessità di scaricare la responsabilità di una crisi che rischia di trasformarsi in una catastrofe. Ecco allora che il tycoon, che fino a pochi giorni fa elogiava il lavoro compiuto da Xi Jinping per contrastare la diffusione del coronavirus, ora non nasconde la sua ira verso Pechino. E non solo continua a parlare di “virus cinese”, nonostante le proteste del gigante asiatico, ma arriva addirittura a ventilare l’ipotesi di “ripercussioni” contro il Dragone per il ritardo con cui ha condiviso le informazioni: “Ci stiamo lavorando”, ha risposto ai giornalisti. “Sarebbe stato molto meglio se avessimo conosciuto le cose mesi prima – ha lamentato – perché avremmo potuto contenere il virus nell’area della Cina da cui è partito. E certamente ora il mondo sta pagando e pagherà un prezzo molto alto per quello che hanno fatto”. Affermazioni gravi, dunque, che difficilmente non avranno risposta, col rischio – notano alcuni commentatori – di innescare in un momento come questo anche una grave crisi diplomatica, con Pechino che già nei giorni scorsi aveva accusato Trump di “infangare un intero Paese”.

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Intanto gli americani si preparano al peggio. E mentre a New York, dove si registrano quasi 4.300 casi, il governatore Cuomo e il sindaco Bill de Blasio litigano sull’ipotesi o meno di mettere la Grande Mela in lockdown, il dipartimento di Stato si appresta a innalzare l’allerta viaggi al ‘livello 4’, il ‘Do Not Travel’, non viaggiare all’estero. Un blocco totale che riguarda gli spostamenti da e verso tutti i Paesi del mondo, dunque sia gli americani in patria sia quelli all’estero. A questi ultimi si consiglia di rimpatriare immediatamente o di restare dove si trovano e di mettersi al sicuro. Trump e le autorità sanitarie Usa hanno quindi confermato che ci vorrà almeno un anno per vedere in campo il vaccino anti Covid-19. Intanto però la Food and Drug Administration (Fda) – ha annunciato il presidente americano – ha dato il via libera all’uso di un farmaco, la clorochina, usato per la prevenzione della malaria. “Saremo in grado di rendere disponibile questo farmaco quasi immediatamente”, ha detto Trump, sottolineando come normalmente per una simile approvazione ci sarebbero voluti mesi. “Ora invece sarà disponibile tramite una ricetta. Bisogna ridurre le procedure e ogni barriera burocratica, anche per accelerare la messa a punto del vaccino”, la promessa del tycoon.

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