Il pasticcio del controllo dei documenti per il green pass

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-08-10

Le parole di Luciana Lamorgese, la dicitura sparita tra le FAQ pubblicate sul sito ufficiale della certificazione. Ma il dpcm licenziato da Palazzo Chigi prevede altro rispetto alla circolare annunciata dalla Ministra dell’Interno

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Contraddizioni, caos e pasticcio. Le parole di Luciana Lamorgese hanno creato un vero e proprio vuoto dialettico-normativo attorno alla questione del controllo documenti oltre al Green Pass da parte dei ristoratori (o esercenti che gestiscono attività per cui è prevista la verifica della certificazione verde). Un pandemonio che ora rischia di ingolfare una macchina che già sta provocando diversi problemi (politici e non solo). Ora si tenterà la via di una circolare in grado mediare tra la dicitura ufficiale (quella inserita all’interno del dpcm del 17 giugno scorso, e successivi) e le parole pronunciate in conferenza stampa dalla numero uno del Viminale.

Controllo documenti Green Pass, il pasticcio dopo le parole di Lamorgese

Partiamo proprio dalle parole di Luciana Lamorgese che ha espressamente dichiarato che gli esercenti “non potranno chiedere la carta d’identità ai clienti” perché “non si può pensare che l’attività di controllo venga svolta dalle forze di polizia”. Parole che sono in contraddizione rispetto a quanto indicato nel dpcm che – di fatto – ha esteso l’utilizzo della certificazione verde. Ed è qui che inizia il caos, come spiegato bene da Vitalba Azzolini a SkyTg24.

Azzolini fa riferimento all’articolo 4 che, come si evince dal sito ufficiale del Green Pass, è stato modificato (andando a creare un caos, non corrispondendo ai precetti contenuti all’interno del decreto della Presidenza del Consiglio).

E, in effetti, sul portale ufficiale (alla voce relativa alla verifica del Green Pass attraverso l’applicazione “VerificaC19” da parte degli esercenti) si è passati dalla dicitura “l’interessato, su richiesta del verificatore, esibisce un proprio documento di identità in corso di validità ai fini della verifica di corrispondenza dei dati anagrafici presenti nel documento con quelli visualizzati dall’App” a “i verificatori basta inquadrare il QR Code della certificazione verde Covid-19, che si può esibire in formato cartaceo o digitale, e accertarsi della validità e dei dati identificativi”.

Cosa potrebbe accadere adesso?

La contraddizione è servita ed p anche evidente. Adesso, probabilmente già nella giornata di oggi, potrebbe arrivare una circolare esplicativa – e definitiva – da parte del Ministero dell’Interno per dirimere questa matassa. Sta di fatto che il tema del controllo documenti Green Pass da parte dei ristoratori si sta trasformando in un problema, non solamente dialettico.

(foto IPP/imagostock)

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