Una settimana fa Conte voleva “una donna al Quirinale”, oggi il M5s spinge per un Mattarella Bis

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-01-04

Era il 27 dicembre quando il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte puntava forte sulla proposta di “una donna al Quirinale”: oggi i gruppi parlamentari gli voltano le spalle, e spingono per una soluzione di comodo

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È durato appena una settimana l’afflato femminista del Movimento 5 Stelle: era il 27 dicembre quando il leader Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio, aveva proposto “una donna” come Presidente della Repubblica. Una strada sulla quale il numero uno grillino aveva intenzione di puntare forte, visto che dopo le vacanze aveva in programma di parlarne anche con gli altri partiti. Secondo un retroscena de La Stampa, il nome nella mente dell’ex premier era quello di Letizia Moratti, assessora alla Sanità della Regione Lombardia: una figura stimata nel centrodestra, più vicina al centro che alla destra, anche se membro di spicco di una giunta guidata dal leghista Attilio Fontana. Ci sarebbe stato un lungo colloquio telefonico tra i due, bocciato però dai gruppi parlamentari del M5s, che hanno di fatto disconosciuto le indicazioni del leader disapprovando la decisione. È questo il motivo per cui oggi dagli ambienti pentastellati la tendenza è quella di tornare a chiedere un Mattarella bis.

Le spinte anti-Conte nel M5s per un “Mattarella Bis”

“Come prima cosa, è necessario che il M5S ufficializzi a tutte le altre forze politiche la proposta di chiedere, tutti assieme, al Presidente Mattarella di accettare un reincarico. Questa è l’unica ipotesi che ci può permettere di eleggere un Presidente alla prima votazione senza bloccare Parlamento e governo”, è il mantra ripetuto oggi da Danilo Toninelli, che nel governo Conte I era ministro dei Trasporti. Un’opzione che non ha né capo né coda, avendo l’attuale Presidente della Repubblica già espresso più volte la sua contrarietà a un secondo mandato, ma allo stesso tempo anche la scelta più comoda, per posizionarsi in maniera neutra e scongiurare i due spauracchi peggiori dalla prospettiva grillina: Silvio Berlusconi, acerrimo nemico per i più disparati motivi, e Mario Draghi, la cui salita al colle farebbe vacillare la tenuta del governo e potrebbe portare ad elezioni anticipate, che si preannunciano una batosta per il movimento di Beppe Grillo. Con 234 parlamentari i grillini rappresentano – al netto dei delegati delle regioni – circa il 23% dei 1009 grandi elettori che decideranno il prossimo inquilino del Quirinale: sentono il peso di questa responsabilità, ma con questo enorme problema di leadership faticheranno a dare credibilità alle loro proposte. L’ultima, anche se risale allo scorso anno, è durata appena una settimana.

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