Consip, Tiziano Renzi indagato per traffico di influenze

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-02-16

Il padre di Matteo è coinvolto nell’inchiesta della Procura di Roma sugli appalti della centrale acquisti della pubblica amministrazione. Tiziano Renzi avrebbe ricevuto oggi un invito a comparire nel quale si ipotizza il reato di concorso in traffico di influenza. Verrà sentito la prossima settimana

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Tiziano Renzi, padre di Matteo Renzi, risulta indagato per traffico di influenze nell’indagine sulla Consip dalla Procura di Roma nell’inchiesta sugli appalti della centrale acquisti della pubblica amministrazione. Tiziano Renzi avrebbe ricevuto oggi un invito a comparire nel quale si ipotizza il reato di concorso in traffico di influenza. I pm di piazzale Clodio intendono sentirlo a breve, forse già la prossima settimana.

Consip, Tiziano Renzi indagato per traffico di influenze

Il procedimento all’attenzione dei pm romani è uno stralcio dell’inchiesta avviata a Napoli e inviata a Roma per competenza territoriale. Nell’inchiesta risultano indagati anche il il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana dei carabinieri, il generale Emanuele Saltalamacchia. Nei loro confronti la Procura contesta i reati di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento. Il reato di traffico di influenza, contestato a Tiziano Renzi in concorso con altri, è stato introdotto nel codice penale nel 2012. Mira a colpire anche il mediatore di un accordo corruttivo al fine di prevenire la corruzione stessa.  La notizia è riportata dalle agenzie di stampa ANSA e AGI e dal Tg di La7. Nell’inchiesta sono indagati anche Alfredo Romeo e Luca LottiLuca Lotti è indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento nell’inchiesta della procura di Napoli sugli appalti pilotati alla Consip – la centrale degli acquisti della pubblica amministrazione – in favore di cartelli di imprese spinti dal manager Alfredo Romeo che invece è accusato di corruzione e nell’inchiesta sono coinvolti con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio anche il comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette e il generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia. I magistrati della Procura di Napoli hanno aperto un’inchiesta su una gara di facility management del valore di 2,7 miliardi bandita da Consip e suddivisa in vari lotti, tre dei quali destinati alla società di Alfredo Romeo. Sotto accertamento è finito l’appalto Fm4, una gara di facility management del valore di 2,7 miliardi bandita nel 2004 e suddivisa in svariati lotti, tre dei quali destinati alla società dell’immobiliarista Alfredo Romeo, il cui nome risulta nel registro degli indagati per corruzione. Stando all’accusa l’imprenditore avrebbe consegnato delle tangenti al dirigente di Consip Marco Gasparri, anche lui indagato. Il 16 novembre i magistrati hanno sentito Gasparri sui rapporti con Romeo. Gasparri parla di un diretto coinvolgimento della vicenda anche dell’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni. Nei giorni successivi, dopo una perquisizione domiciliare, i magistrati decidono di ascoltare l’ad.

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La sede della Consip

I “colloqui fluviali” tra Bocchino e Romeo e i pizzini con le tangenti

Marco Lillo sul Fatto Quotidiano di qualche giorno fa aveva rivelato che Bocchino e Romeo nelle intercettazioni parlavano di acquistare giornali per ingraziarsi personaggi politici e che Romeo aveva l’intenzione di rilevare le quote dell’Unità proprio per attirare su di sé la benevolenza dei vertici del Partito Democratico. Romeo nel 2012 aveva già finanziato – legalmente – con 60 mila euro la Fondazione di Matteo Renzi. Al Fatto Quotidiano però risultava che nelle mire di Bocchino e Romeo ci fosse proprio l’Unità in crisi:

Con l’ex parlamentare An-Pdl-Fli, sempre finiano, Italo Bocchino discute l’ipotesi di comprare le quote dell’Unità in crisi. Romeo ne parla anche con Carlo Russo, imprenditore di Scandicci e amico del padre del leader Pd, Tiziano Renzi. Carlo Russo si vanta di condividere con il ‘babbo’ del leader Pd non solo la passione per i pellegrinaggi ma anche i contatti con la politica. Parole che potrebbero essere anche millanterie ma che gli investigatori stanno verificando.

Secondo il giornalista del Fatto era evidente che l’interesse di Romeo nel quotidiano del PD non era dovuto all’amore per l’editoria o ad un qualche interesse imprenditoriale ma ad un non ancora precisato “input esterno”. Bocchino però ha smentito che lui e Romeo abbiano mai parlato di acquistare l’Unità e anche l’amministratore e socio di controllo de L’Unità Srl Guido Stefanelli (che controlla il 60% della società che detiene l’80% delle quote del quotidiano fondato da Gramsi) fa sapere di non aver mai avuto contatti con Alfredo Romeo in merito ad una possibile cessione della società. In una discarica romana sono invece stati trovati dei “pizzini” provenienti dai rifiuti dell’ufficio romano di Romeo. Gli uomini della polizia giudiziaria li hanno ricostruiti e secondo gli inquirenti si tratta di biglietti vergati a mano proprio da Romeo dove sono indicati “i nomi (iniziali) delle persone e dei destinatari delle tangenti, l’importo e la causale”. A dare indicazioni a Romeo su “dove e come pagare” – scrive il Fatto citando il decreto di perquisizione – sarebbe stato proprio Bocchino e come “compiacere i rappresentanti della cosa pubblica”. Secondo gli inquirenti per mascherare il pagamento delle tangenti Romeo sarebbe ricorso a delle consulenze fittizie e ad una società inglese.

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