Alfredo Romeo: la storia dell’indagine su Consip

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-09

Dalle intercettazioni emergerebbe che l’imprenditore napoletano – già sotto inchiesta nell’indagine sulle tangenti Consip – si sarebbe consultato con l’ex An Italo Bocchino per decidere quali uomini politici corrompere. Trovati anche dei fogli con le iniziali dei destinatari delle tangenti e l’importo delle mazzette

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Chi è Alfredo Romeo? Non è il fratello di Salvatore Romeo e non ha nulla a che fare con le vicende romane e le polizze intestate a Virginia Raggi. Alfredo Romeo è invece un imprenditore immobiliare napoletano il cui consigliere è il direttore del Secolo d’Italia ed ex deputato di Alleanza Nazionale Italo Bocchino.

EDIT: nell’ottobre 2018 la procura di Napoli ha chiesto l’archiviazione delle posizioni dall’ex parlamentare del Pdl Italo Bocchino e dell’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, indagati per traffico di influenze.

I magistrati hanno, inoltre, chiesto al gip di fare cadere le accuse per l’ex ad di Consip Domenico Casalino, per l’ex dirigente Francesco Licci e per l’ex ad di Grandi Stazioni Silvio Gizzi, cui era inizialmente contestata la turbativa d’asta. Richiesta di archiviazione anche per l’ex presidente di Consip, Luigi Ferrara, accusato di false dichiarazioni al pm.

Romeo è attualmente al centro di un’inchiesta della Procura di Napoli condotta dal Pm Henry John Woodcock che indaga su un presunto giro di tangenti con al centro proprio il potente imprenditore partenopeo. In seguito ad alcune perquisizioni i magistrati avrebbero ritrovato alcuni “pizzini” dove Romeo ha indicato le iniziali dei destinatari e le causali delle tangenti mentre dalle intercettazioni delle telefonate tra Romeo e Bocchino emergono “le modalità con le quali hanno approcciato e gestito svariate gare di appalto in tutta Italia”.

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La sede della Consip

L’inchiesta sulla Consip e il coinvolgimento del ministro Lotti

Alfredo Romeo è già sotto indagine nell’ambito della vicenda Consip (Concessionaria Servizi Informativi Pubblici) nella quale risulta indagato anche il ministro dello sport (e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri all’epoca dei fatti) Luca Lotti, uno dei fedelissimo dell’ex Premier Matteo Renzi. Luca Lotti è indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento nell’inchiesta della procura di Napoli sugli appalti pilotati alla Consip – la centrale degli acquisti della pubblica amministrazione – in favore di cartelli di imprese spinti dal manager Alfredo Romeo che invece è accusato di corruzione e nell’inchiesta sono coinvolti con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio anche il comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette e il generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia. I magistrati della Procura di Napoli hanno aperto un’inchiesta su una gara di facility management del valore di 2,7 miliardi bandita da Consip e suddivisa in vari lotti, tre dei quali destinati alla società di Alfredo Romeo. Sotto accertamento è finito l’appalto Fm4, una gara di facility management del valore di 2,7 miliardi bandita nel 2004 e suddivisa in svariati lotti, tre dei quali destinati alla società dell’immobiliarista Alfredo Romeo, il cui nome risulta nel registro degli indagati per corruzione. Stando all’accusa l’imprenditore avrebbe consegnato delle tangenti al dirigente di Consip Marco Gasparri, anche lui indagato. Il 16 novembre i magistrati hanno sentito Gasparri sui rapporti con Romeo. Gasparri parla di un diretto coinvolgimento della vicenda anche dell’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni. Nei giorni successivi, dopo una perquisizione domiciliare, i magistrati decidono di ascoltare l’ad.
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I “colloqui fluviali” tra Bocchino e Romeo e i pizzini con le tangenti

Marco Lillo sul Fatto Quotidiano di oggi rivela che Bocchino e Romeo nelle intercettazioni parlavano di acquistare giornali per ingraziarsi personaggi politici e che Romeo aveva l’intenzione di rilevare le quote dell’Unità proprio per attirare su di sé la benevolenza dei vertici del Partito Democratico. Romeo nel 2012 aveva già finanziato – legalmente – con 60 mila euro la Fondazione di Matteo Renzi. Al Fatto Quotidiano però risulta che nelle mire di Bocchino e Romeo ci fosse proprio l’Unità in crisi:

Con l’ex parlamentare An-Pdl-Fli, sempre finiano, Italo Bocchino discute l’ipotesi di comprare le quote dell’Unità in crisi. Romeo ne parla anche con Carlo Russo, imprenditore di Scandicci e amico del padre del leader Pd, Tiziano Renzi. Carlo Russo si vanta di condividere con il ‘babbo’ del leader Pd non solo la passione per i pellegrinaggi ma anche i contatti con la politica. Parole che potrebbero essere anche millanterie ma che gli investigatori stanno verificando.

Secondo il giornalista del Fatto è evidente che l’interesse di Romeo nel quotidiano del PD non è dovuto all’amore per l’editoria o ad un qualche interesse imprenditoriale ma ad un non ancora precisato “input esterno”. Bocchino però smentisce che lui e Romeo abbiano mai parlato di acquistare l’Unità e anche l’amministratore e socio di controllo de L’Unità Srl Guido Stefanelli (che controlla il 60% della società che detiene l’80% delle quote del quotidiano fondato da Gramsi) fa sapere di non aver mai avuto contatti con Alfredo Romeo in merito ad una possibile cessione della società. In una discarica romana sono invece stati trovati dei “pizzini” provenienti dai rifiuti dell’ufficio romano di Romeo. Gli uomini della polizia giudiziaria li hanno ricostruiti e secondo gli inquirenti si tratta di biglietti vergati a mano proprio da Romeo dove sono indicati “i nomi (iniziali) delle persone e dei destinatari delle tangenti, l’importo e la causale”. A dare indicazioni a Romeo su “dove e come pagare” – scrive il Fatto citando il decreto di perquisizione – sarebbe stato proprio Bocchino e come “compiacere i rappresentanti della cosa pubblica”. Secondo gli inquirenti per mascherare il pagamento delle tangenti Romeo sarebbe ricorso a delle consulenze fittizie e ad una società inglese.

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