Attualità
CONSIP: l'ipotesi della fuga di notizie per aiutare Renzi
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-06-20
La strana ritrattazione del presidente di CONSIP potrebbe essere smentita dalla testimonianza di Vannoni. Entrambi parlano di Luca Lotti e dell’allora premier come fonti della soffiata sull’indagine. Se il presidente di Publiacqua conferma, mette nei guai i politici. Se smentisce rischia l’accusa di false dichiarazioni ai PM
Perché Luigi Ferrara ha cambiato la sua versione dei fatti sul caso CONSIP? L’avviso di garanzia per false dichiarazioni ai pubblici ministeri nei confronti del presidente della società degli acquisti della Pubblica Amministrazione in qualche modo contribuisce a gettare ombre su manager di Stato che invece avrebbero bisogno di improntare la loro azione alla massima trasparenza.
L’affare CONSIP e la fuga di notizie
Ma soprattutto non aiuta certo quegli uomini dell’Arma e quei politici che erano finiti nel ramo napoletano dell’inchiesta del NOE. Anche perché il sospetto dei PM è che proprio le pressioni politiche abbiano convinto chi aveva detto la verità prima a ritrattare poi. Spiega Carlo Bonini su Repubblica oggi che all’attenzione di Paolo Ielo e Mario Palazzi oggi finisce chi dovrebbe beneficiare della ritrattazione:
Il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette. Non solo. A catena, finisce con l’irrobustire la complessiva ipotesi di accusa formulata dalla Procura di Roma secondo cui, tra l’estate e l’autunno del 2016, intorno all’inchiesta principale sugli appalti Consip allora condotta dalla Procura di Napoli, ufficiali di vertice dell’Arma (Del Sette, appunto, e il comandante dei carabinieri in Toscana Emanuele Saltalamacchia), nonché l’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e oggi ministro dello Sport Luca Lotti, si resero responsabili di una insistita fuga di notizie che, per mettere politicamente al riparo il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, avrebbe dovuto sterilizzare l’invasività dell’indagine allora condotta dal Noe dei carabinieri con uso sistematico di intercettazioni telefoniche e ambientali.
Bonini ricorda che Ferrara doveva parlare davanti ai magistrati dei verbali di Napoli che poi erano stati sostanzialmente confermati dalle due deposizioni di Marroni. L’A.D. di Consip disse che fu proprio Ferrara a dirgli di aver saputo da Del Sette delle indagini su Alfredo Romeo e a consigliargli prudenza.
La strana ritrattazione di Ferrara
Ferrara, invece di confermare quanto detto ai pubblici ministeri, ha ritrattato tutto. Sostenendo di aver parlato di Romeo con Del Sette ma non nei termini riferiti al pubblico ministero di Napoli:
Sostiene dunque di ricordare che il comandante generale, nel metterlo sul chi vive rispetto a Romeo, non avrebbe usato la parola «indagine dell’autorità giudiziaria». E tuttavia non è in grado di spiegare come mai, visto che quel termine ricorre più volte nel verbale della Procura di Napoli, abbia a suo tempo sottoscritto quelle dichiarazioni. Quel che è peggio, non appare in grado di spiegare per quali ragioni, dopo essere stato avvisato da Del Sette (non esattamente dunque da un passante) abbia apparentemente ritenuto di non fare alcun tesoro di quella indicazione su Romeo. Anche dopo che quella stessa indicazione gli sarebbe arrivata dal suo amministratore delegato Marroni che, a sua volta, era stato avvisato di indagini e intercettazioni telefoniche – così almeno ha riferito nei suoi verbali – da un altro generale dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia.
Un gesto che lo ha messo nelle condizioni di farsi contestare le false dichiarazioni ai PM, visto che o ha mentito a Napoli o sta mentendo a Roma. Ferrara così però contribuisce ad “annacquare il merito di della fuga di notizie di cui si sarebbero resi responsabili gli ufficiali dell’Arma da un lato e il ministro Luca Lotti dall’altro”. Ora però c’è un altro teste chiave da sentire: Filippo Vannoni.
Il destino di Lotti è scritto nell’acqua
Il presidente di Publiacqua ed ex consulente del governo Renzi dovrà presto confermare o smentire quanto detto a Napoli: ovvero di aver confidato a Marroni di aver saputo da Lotti dell’indagine su CONSIP e di essere stato messo in guardia sull’indagine anche da Matteo Renzi. Cosa disse Vannoni a Napoli lo ricorda Edoardo Izzo su La Stampa:
«Ricordo – disse Vannoni ai pm napoletani a dicembre scorso – di aver informato Marroni sul fatto che aveva il telefono sotto controllo, ma non sono in grado di dire chi mi abbia dato questa informazione. Sicuramente, prima di parlare con Marroni e dirgli che aveva il telefono sotto controllo, Lotti mi ha detto che c’era una indagine su Consip».
I magistrati gli ricordano che come testimone ha l’obbligo di dire la verità e lui aggiunge: «Non riesco ad avere un ricordo nitido di tali vicende. In questo momento non ricordo se ho parlato delle indagini su Consip con Lotti». I pm insistono. «Facendo mente locale – scandisce Vannoni – vi dico che effettivamente fu Lotti a dirmi che c’era una indagine su Consip». Poi aggiunge: «Ricordo che il presidente Renzi mi diceva solo di “stare attento” a Consip».
Vannoni può confermare quanto detto all’epoca, mettendo nei guai Lotti e Renzi, oppure smentirlo rischiando così di fare la fine di Luigi Ferrara.