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“Niente vaccino? Non puoi lavorare”: la linea dura di Confindustria che fa discutere

neXtQuotidiano 20/07/2021

La lettera firmata da Francesca Mariotti, direttrice generale della Confederazione degli industriali italiani. Senza vaccino, secondo le richieste, si sarebbe demansionati o rischiare di rimanere senza stipendio

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Una lettera destinata a far discutere, con il calce la firma della direttrice generale di Confindustria, Francesca Mariotti. Il destinatario è Mario Draghi e il tema è quello del Green Pass. La certificazione verde è al centro di discussioni e riflessioni all’interno del governo – mercoledì ci dovrebbe essere la cabina di regia a Palazzo Chigi -, con al vaglio la possibilità di “imitare” il modello Macron (non in toto) ed estenderne le funzioni. E ora anche i rappresentanti degli industriali italiani dicono la loro prendendo una posizione netta.

Confindustria chiede al governo il Green Pass anche per lavorare nelle aziende

“Al fine di tutelare tutti i lavoratori e lo svolgimento dei processi produttivi nel pieno rispetto delle libertà individuali, Confindustria ha proposto l’estensione dell’utilizzo delle certificazioni verdi per accedere ai contesti aziendali/lavoristici, avviando interlocuzioni con il governo ai fini di una soluzione normativa in tal senso”. Questa è una parte della lettera, pubblicata dal quotidiano Il Tempo, inviata dalla dg di Confindustria a Mario Draghi. Secondo Francesca Mariotti, dunque, l’esecutivo dovrebbe considerare anche la possibilità di estendere il “valore” del Green Pass al mondo delle aziende.

In che modo? Le indicazioni sono fornite nella stessa missiva: “La posizione assunta da Confindustria è che l’esibizione di un certificato verde valido dovrebbe rientrare tra gli obblighi di diligenza, correttezza e buona fede su cui poggia il rapporto di lavoro. In diretta conseguenza di ciò, il datore ove possibile potrebbe attribuire al lavoratore mansioni diverse da quelle normalmente esercitate, erogando la relativa retribuzione; qualora ciò non fosse possibile, il datore dovrebbe poter non ammettere il soggetto al lavoro, con sospensione della retribuzione in caso di allontanamento dall’azienda”.

Non si parla di licenziamento, ma di demansionamento. E nel caso in cui questo non fosse possibile, il datore di lavoro potrebbe sospendere lo stipendio del lavoratore. Una posizione netta che sorprende e che farà discutere.

(Foto IPP/Fabio Cimaglia)

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