Così il Comune di Roma rischia di pagare 4 milioni di euro di danni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-12-14

L’incredibile vicenda dell’UCI CINEMA Marconi e del blocco dei lavori voluto dal Campidoglio. Il TAR ha dato ragione ai costruttori. Nonostante la propaganda grillina. Chi paga?

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Era il 13 gennaio scorso quando il consigliere del MoVimento 5 Stelle in Assemblea Capitolina Pietro Calabrese prometteva chiarezza sul piano casa dell’ex UCI CINEMA Marconi e pubblicava i quesiti posti dalla Commissione Urbanistica agli Uffici del Dipartimento Programmazione e Attuazione a seguito di un’istruttoria sull’area partita per iniziativa del Campidoglio dove comandano la Giunta Raggi e i grillini. Si farà chiarezza su un permesso che il MoVimento 5 Stelle contesta, promettevano all’epoca, perché, insieme ai comitati di quartiere, tutti stanno contestando la decisione di cancellare il cinema per far posto a nuovi appartamenti che risale al 2013 in attuazione del Piano Casa di Renata Polverini.
pietro calabrese m5s
Piccolo dettaglio utile per comprendere la fine della vicenda: durante l’amministrazione Marino l’assessore Giovanni Caudo bloccò il permesso a costruire durante l’estate 2015 per poi ammettere a ottobre che era tutto in regola. Ma poi al Campidoglio arrivano gli onesti e la musica cambia, ‘ché non è che qui c’abbiamo la sveja al collo. I lavori vengono di nuovo bloccati per ulteriori approfondimenti ma stavolta la proprietà Zeis fa ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale. Nel frattempo si svolgono due sedute in commissione sul tema e Ferdinando Magliaro sul Tempo ci racconta come si svolgono:

I funzionari capitolini dell’Ufficio Condoni, dei Permessi di Costruire, sostengono, in sostanza, “che la concessione in sanatoria del 1991 legittima una superficie che già c’è” e che “la volontà dell’Ufficio Condono è chiudere il procedimento”.
L’Ufficio condono è lapidario: “se si dovesse annullare una concessione in sanatoria 25 anni dopo il rilascio, a livello giuridico si rischierebbe un risarcimento danni senza precedenti” e, ancora: “le verifiche” dimostrano “che l’atto di annullamento in autotutela presumibilmente risulterebbe carente di motivazioni”.
Insomma, per i tecnici non si deve procedere: motivazioni insufficienti, troppo tempo trascorso, rischio di risarcimento danni “senza precedenti”.

Poi l’argomento purtroppo scompare dai radar, i Consiglieri Capitolini Preoccupati (TM) per la sorte della vicenda improvvisamente non ne parlano più, nessuno ragguaglia il popolo su come sta andando il ricorso al TAR. Ohibò, come mai? Ce lo spiega sempre il Tempo: la sentenza è arrivata il 21 aprile scorso.

Per il Tar quando il 24 giugno scorso il Campidoglio decide di verificare la legittimità di un permesso di costruire (già verificato un anno prima), compie un atto illegittimo. E causa un danno alla controparte, la società Zeis del Gruppo Salini, che ha chiesto un risarcimento di 4,6 milioni di euro.

E così il Comune di Roma rischia di pagare 4,6 milioni di euro di danni perché le carte erano tutte in regola, come era stato già verificato nell’ottobre 2015. Il TAR taccia “di superficialità o, più propriamente, di negligenza” il Comune di Roma. Strano, chi l’avrebbe mai detto.

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