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Come mai ora Solinas non vuole fare i tamponi per chi arriva in Sardegna dal Lazio?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-21

L’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato fa sapere che la Sardegna ha detto no ai tamponi per chi parte verso l’isola e spiega che i contagi sono avvenuti a causa della scarsità dei controlli nei locali

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In un’intervista rilasciata oggi al Messaggero l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato fa sapere che la Sardegna ha detto no ai tamponi per chi parte verso l’isola e spiega che i contagi sono avvenuti a causa della scarsità dei controlli nei locali:

La vera emergenza per il Lazio è rappresentata da chi sta tornando dalla Sardegna, soprattutto dalla Costa Smeralda. Ci sono già un centinaio di casi. Come è possibile ?
«Vogliamo tutti bene alla Sardegna, ma esiste un problema serio. Bisogna, da subito, fare i tamponi a chi, dalla Sardegna, sale sui traghetti o sugli aerei per tornare a Roma. Altrimenti, si rischia di allargare il contagio anche durante il viaggio. Alla Regione Sardegna ho anche detto che siamo pronti a garantire un principio di reciprocità e a nostra volta eseguire i tamponi a chi partirà, in traghetto o in aereo, dal Lazio verso l’isola.Mi hanno risposto di no, ma la situazione se non si fa qualcosa è destinata a peggiorare».

Non potete eseguire i tamponi anche a chi arriva in aereo da Olbia?
«Qui il problema è un altro: evitare che decine di persone partano dalla Sardegna benché positive. In viaggio, che sia in aereo, che sia in traghetto, contageranno altri passeggeri».

Avremo ancora molti casi?
«Sì,non mi sorprenderebbe se arrivassimo a 300 positivi rientrati dalla Sardegna. Il 70 per cento sono giovani, dunque per fortuna chi necessita del ricovero è una percentuale molto bassa. Però i giovani non devono sottovalutare questa situazione: in tre sono comunquestati ricoverati allo Spallanzani; e con una diffusione così massiccia del virus, temiamo nelle prossime settimane che il contagio arrivi anche a persone più anziane e fragili».

Ma come si spiega un focolaio così esteso in Costa Smeralda?
«I ragazzi ci raccontano che non c’era prudenza. Formalmente all’entrata dei locali si rispettavano le regole, si misurava la febbre, ma dentro tutto saltava. Ci hanno parlato di feste in cui ci si scambiavano i drink, c’erano enormi coppe di champagne da cui beveva più di una persona contemporaneamente. Ogni giorno troviamo positivi da Ibiza, Croazia, Grecia, Malta. Ma non sono numeri comparabili con quelli dalla Costa Smeralda».

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