Come il decreto sicurezza aiuta il business della prostituzione

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-07

«Che fine faranno quelle che avranno subito le stesse violenze e che avrebbero lo stesso diritto a una protezione? Aumenteranno le donne senza permesso di soggiorno, che finiranno in circuiti irregolari e quindi vittime della criminalità organizzata».

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In un’intervista rilasciata a La Stampa, Francesca De Masi della cooperativa “Be Free”, impegnata da anni nella lotta contro la tratta e nell’assistenza alle vittime, spiega che il Decreto Sicurezza aiuta il business della prostituzione in Italia:

«Innanzitutto perché viene cancellata la protezione umanitaria. Secondo i dati dell’Unhcr, nel 2016, il 27,58% delle donne nigeriane che ne hanno fatto richiesta hanno ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Sono 990 donne. Che fine faranno quelle che avranno subito le stesse violenze e che avrebbero lo stesso diritto a una protezione? Aumenteranno le donne senza permesso di soggiorno, che finiranno in circuiti irregolari e quindi vittime della criminalità organizzata».

I decreti prevedono un ridimensionamento dei servizi di assistenza nei centri.
«Lo smantellamento trasforma i centri in semplici buchi spazio-temporali dove le donne non possono più ricevere assistenza. Non ci sono più psicologi, né corsi di italiano, né persone in grado di costruire, come accadeva in passato, i necessari rapporti di fiducia. Le donne diventano invisibili e sono ancora più criminalizzate».

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Il business della prostituzione in Italia (La Stampa, 7 ottobre 2019)

Che cosa accade ora alle donne fermate in strada e trovate senza documenti?
«In questi casi scatta l’espulsione. Per le donne trattenute in un Centro permanenza per i rimpatri, o nella fase di esecuzione di un provvedimento di espulsione, è praticamente impossibile accedere alla richiesta di protezione reiterata: è prevista automaticamente l’inammissibilità. Significa che le donne sopravvissute alla tratta, che in un primo momento non hanno parlato della loro situazione proprio a causa della costrizione subita da parte dei trafficanti sono pertanto quelle più a rischio di deportazione nel proprio Paese di origine, con gravissime ripercussioni sulla loro incolumità personale».

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