Come Conte ha provato a scalare la leadership del M5S

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-09

Cosa vuole fare Giuseppe Conte? Secondo quanto racconta oggi Annalisa Cuzzocrea su Repubblica l’ex presidente del Consiglio avrebbe provato, senza successo, a rimandare il voto su Rousseau sull’organo collegiale che guiderà il Movimento 5 Stelle. Ma la partita resta aperta

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Cosa vuole fare Giuseppe Conte? Secondo quanto racconta oggi Annalisa Cuzzocrea su Repubblica l’ex presidente del Consiglio avrebbe provato, senza successo, a rimandare il voto su Rousseau che si terrà giovedì per ratificare il trasferimento delle “funzioni oggi attribuite al Capo politico ad un organo collegiale, che combini rapidità ed efficienza nell’azione politica”, come deciso durante gli Stati Generali del M5S. Un modo per tentare la scalata al Movimento?

«Beppe, ma sei sicuro che abbia senso votare adesso per il nuovo organo collegiale? Non è meglio aspettare?», ha chiesto Conte a Grillo sabato scorso, quando i due si sono ritrovati faccia a faccia e il Garante continuava a dirgli: «Tocca a te, ti aiuto io». Il fondatore M5S gli ha assicurato il suo sostegno, sarà più presente – sarà di nuovo qui questa settimana – proprio per aiutarlo nel Movimento, ma è rimasto dubbioso. Fermare una macchina già tenuta in panne per settimane, proprio dalla crisi, non era semplice. A mettersi di traverso è stato lo stesso Davide Casaleggio: «Avete voluto questo voto, adesso si fa. Possiamo indirlo subito prima di quello per il governo Draghi, tanto serve la maggioranza assoluta degli iscritti, non ci sarà mai e si andrà alla settimana dopo». «Anche volendo – rivela chi conosce da vicino i meccanismi di Rousseau – era tardi per fermare tutto». Ma quello tentato da Conte sarebbe stato, secondo chi ha assistito alle discussioni, una specie di “golpe”. Il tentativo di prendere tempo per scalare il Movimento e far abbandonare ai 5 stelle una strada che li ha divisi, con i “governisti” da una parte e i “dibattistiani” dall’altra

Sembra però che Conte non si sia arreso: sia per ambizioni personali sia perché il suo nome alla guida del M5S è ben visto anche dalle parti del Partito Democratico che gestirebbe tranquillamente l’alleanza con i pentastellati se il loro leader fosse ancora l’Avvocato del Popolo. La garanzia di continuare con una forza politica lontana da suggestioni sovraniste e populiste.

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