Un assegno ridotto in modo progressivo dal 2% in su per chi lascia prima. E gli oneri da parte dello Stato
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Riemerso dalle polemiche sui numeri dell’occupazione, il ministro del Welfare Giuliano Poletti affronta un tema sempre spinoso: la riforma delle pensioni. E lo fa con una precisa presa di posizione riguardo la flessibilità — cioè la possibilità di lasciare il lavoro prima rispetto alla soglia fissata dalla Legge Fornero — che, secondo il ministro, non deve essere «a costo zero» per i conti dell’INPS. Ovvero: chi esce prima deve sì accettare un assegno più basso, insomma, ma ci deve essere un compensazione parziale da parte dello Stato. È un cambio di passo non da poco. Fino a due giorni fa il governo aveva sempre detto che la flessibilità si dovesse autofinanziare, senza toccare il portafoglio dello Stato. Non tutti nella maggioranza la pensano come Poletti. Ma quella del ministro non è una mossa isolata. Il ragionamento è in corso e alcune idee sono già sul tavolo. La vera novità sta nella prima ipotesi. Il Corriere della Sera riepiloga con tre infografiche come cambiano le pensioni.
Come cambiano le pensioni: il piano Poletti sul Corriere:
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